Già autore di qualche Ep e di un album cantato in inglese, il giovane romano Simone Olivieri arriva ora al primo full-length in italiano, un lavoro dal titolo inusuale (Apotheke, la farmacia, luogo di antidoti e veleni) e di buona fattura. Voce esile e soave, Simone sceglie le parole con estrema cura e apparentemente senza sforzo, mostrando un’ottima vena cantautorale nel comporre testi ricchi di sfumature e mai banali, efficaci tanto fra le luci quanto fra le ombre. Non è che un bene ormai apre il disco forse un po’ sottotono, ma Il folle e Incespico fanno fare subito il salto di qualità, livello mantenuto anche con Resina e In cauda venenum: canto sussurrato e arpeggi leggeri di chitarra, pianoforte in punta di dita, sono il sostrato che risuona dall’inizio alla fine di Apotheke, cui si vanno ad aggiungere qua e là organetti di primo Novecento, un tocco vintage dall’esito felice. L’idea unitaria di fondo è forte e si percepisce, tanto che nemmeno Appesa, che strizza l’occhio al pop più mainstream, risulta tutto sommato fuori luogo. Due i pezzi strumentali: Controra, una miniatura ben riuscita, e Tempesta, un po’ troppo legata ai cliché di genere. Settembre chiude bene un album delicato e ricco di intuizioni. (Elisa Giovanatti)
[…] un album incredibilmente autentico. Ottima vena cantautorale e delicata è anche quella di Simone Olivieri, e per rimanere tra gli artisti nostrani si guadagnano un meritatissimo posto i giovani Syne, sorta […]
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