Disadottati possiede tutto quello che un album dovrebbe avere. Lyrics sarcastiche e pungenti; un groove rock-funk-elettronico assassino privo di cadute; e un traccia capace di fare breccia nella memoria di un elefante, Una vita disarmata che a tutti gli effetti potrebbe suonare come l’ideale continuazione di Una vita spericolata di Vasco Rossi. Dall’inizio alla fine i Lebowski – il nome di chiara origine cinematografica, altro motivo per avere in simpatia la band – riescono a tenere sveglio l’ascoltatore con impennate di stile e attacchi al quotidiano incedere delle cose: tutto nella loro musica procede con la vigile convinzione di potere e volere dire qualcosa e con la certezza di riuscire prima o poi – prima, molto prima, nel caso di chi scrive – a conquistare quel giusto livello di attenzione nel pubblico necessario a inculcare la bellezza e le infinite possibilità del linguaggio pop. Gli otto brani – da Rent to Buy alla già citata Una vita disarmata passando per L’incapiente – denotano un’attenzione al matrimonio tra parole e suono facendo sempre coincidere il ritmo verbale con quello strumentale. A volere cercare riferimenti nel passato, i marchigiani Lebowski saccheggiano la genialità dei primi Bluvertigo, di Bugo e dei Velvet Underground ma al tempo stesso vanno fieri di essere allievi di Rino Gaetano. Concludendo, come non rimanere stregati da un album tra le cui rime primeggia il verso ? In pieno stile Grande Lebowski, non vi pare? E, allora, cosa aspettate? Correte a comprare Disadottati! (Matteo Ceschi)