Il 10 aprile se n’è andato Mario De Luigi, direttore ed editore di Musica e Dischi, il mensile dove noi tre Indiani abbiamo lavorato o collaborato e dove ci siamo conosciuti. Per ricordarlo pubblichiamo questi nostri pensieri.
<Ti devo dare una bella notizia e una brutta notizia. Quale vuoi sentire prima, dimmi tu?> Mario voglio ricordarlo così, in plancia di comando a M&D, nel suo ruolo naturale di capitano. Quella volta volli sentire prima la brutta notizia – dovevo riscrivere il mio pezzo – e poi la buona – era pronto il mio compenso. Mario è stato un maestro, uno dei tanti che ho avuto la fortuna di incontrare. Quel giorno, lui non me lo disse ma me lo fece intuire, dietro la porta della redazione di via De Amicis c’era una coda di giovani critici pronti a prendere il mio posto dopo il passo falso appena compiuto. Me lo fece capire, come solo i veri maestri sanno fare. Tornai a casa e riscrissi l’articolo da capo contento della seconda occasione che mi aveva concesso. Se oggi continuo a occuparmi di musica su riviste e libri lo devo anche a lui e a quella sua ferma quanto gentile bacchettata. Un rimprovero che ogni tanto sento vibrare quando talvolta la pigrizia sembra vincermi. Allora penso a Mario e mi diverto ad immaginare i volti di quanti, dietro a quella porta, non hanno avuto l’occasione. (Matteo Ceschi)
Aveva modi gentili Mario De Luigi, gentili e fermi: “Ne ho visti tanti di laureati che non sanno scrivere. Ora passi delle belle vacanze, segua l’attualità, ci scriva su qualcosa e me lo mandi. Se mi convince ne riparliamo a settembre”. Ho cominciato così a lavorare sotto la sua direzione in Musica & Dischi, giovane, ultima arrivata nella squadra. Sotto il suo sguardo attento sono stata accolta, messa alla prova, apprezzata e valorizzata, e non bastano certo poche righe per raccontare il bagaglio umano e professionale che da allora porto con me. Restano la mia profonda gratitudine e il ricordo di un uomo colto, onesto, orgogliosamente indipendente. Un uomo buono a cui ho voluto bene. (Elisa Giovanatti)
Io sono un’accumulatrice seriale. Così, quando ho saputo che te ne eri andato, Mario, sono scesa in cantina e ho recuperato un po’ dei vecchi numeri di Musica e Dischi ai quali avevamo lavorato insieme (dai quali ho preso questa foto che ti fece Bruno Marzi e che qui appare in una forma un po’ “vintage”), compreso lo splendido speciale per i 50 anni della rivista, nel 1995, quando io ero una ventenne alle prime armi e con tutta la redazione organizzammo una bellissima cena di gala nelle sale affrescate del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano per festeggiare. In vent’anni di lavoro nella “rivista per gli operatori del settore musicale” ho ovviamente accumulato tantissimi ricordi accanto a te, Mario, direttore schivo, pacato, a volte un po’ troppo distaccato e quasi sempre refrattario alle novità, cosa che ci faceva spesso scontrare nelle mitiche riunioni di redazione, momento che a me piaceva comunque sempre moltissimo perché amavo il confronto con te e con gli altri carissimi colleghi, che in questi giorni tristi ho risentito quasi come se fossero di famiglia. Sì, perché, anche se non te ne rendevi conto, avevi formato una bella squadra, soprattutto di donne, che ora che non ci sei più si sente un po’ orfana. Lavorando per Musica e Dischi ho avuto la possibilità di conoscere il mondo della musica “dal di dentro”, di imparare da te molte cose del mestiere di giornalista (che qualcuno ha definito come “il più bello del mondo”), anche se tu non amavi dirci direttamente come le cose andavano fatte, lo dovevamo capire da soli, sbagliando, attraverso una sorta di “metodo Montessori”. Grazie Mario, anche se forse non lo sapevi, ci mancherai. P.S. E’ stato bello vederti solo pochi mesi fa alla mostra dedicata alle foto dell’archivio di M&D e spero che la tua preziosa eredità non vada perduta. (Katia Del Savio)
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