Monthly Archives: July 2018

VOCI PER LA LIBERTA’ – UNA CANZONE PER AMNESTY: I VINCITORI

unnamed (2)Si è conclusa domenica 22 luglio la 21ma edizione di Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty, la rassegna che ogni anno premia gli artisti, big ed emergenti, che si sono distinti per aver realizzato canzoni di qualità sui diritti umani. Il riconoscimento per la sezione big è stato vinto da Brunori sas con “L’uomo nero”, cantautore che si è anche esibito da solista, voce e chitarra, sul palco di Rosolina Mare nel corso dell’ultima serata del festival. Il premio dedicato agli emergenti, valutato da una giuria composta, fra gli altri anche da Katia Del Savio di Indianamusicmag, è andato dai Pupi di Surfaro (nella foto il cantante Totò Nocera) con “Gnanzou”, brano che narra della fuga di un migrante verso un porto sicuro. Il gruppo di Caltanissetta, con l’album autoprodotto “Nemo profeta”, è anche fra i finalisti del Premio Tenco. Il loro è un tosto “nu kombat folk”  che non lascia indifferenti. Il Premio della Critica è andato al cantautore, anche egli siciliano (di Pantelleria) Danilo Ruggero. Il premio del pubblico è stato assegnato a La Malaleche, trio che propone patchanka folk.

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PAOLO RICCA: FANTASIA E IMPROVVISAZIONE ASPETTANDO I SOFT MACHINE

Rieccoci qui, ad augurarvi una buona estate con il ventottesimo numero di INDIANA MUSIC MAGAZINE, un’uscita di cui siamo particolarmente orgogliosi per la ricchezza dei contenuti: grazie quindi a Paolo Ricca, compositore e arrangiatore torinese che non si è certo risparmiato per questa interessantissima intervista che qui vi proponiamo, in cui si spazia per gli anni ’70, il nuovo disco Mumble, la collaborazione con John Etheridge dei Soft Machine, e molto altro. A seguire una scorpacciata di recensioni e consigli per i vostri ascolti estivi: con Liz Vice, Meganoidi, Foscari, Cimini, Postino e Belize sarete in ottima compagnia, parola di Indiani! Non vi resta che cliccare sulla copertina qui sopra, e buona lettura.

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LIZ VICE, SAVE ME, LIZ VICE MUSIC 2018

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A distanza di quattro anni dal disco di debutto, Liz Vice, da Portland (Oregon), protagonista di una delle prime interviste di Indiana, torna con il secondo album. Una leggera pioggia apre il brano Drift Away, un gospel in cui la voce Liz dimostra di essere evoluta, di aver acquisito una profondità che nel precedente There’s a light mancava ancora. La ragazza cresciuta in una chiesa in Drift away parla della deriva dove rischia di finire chi non riesce ad “ancorare” Gesù. E dopo questo brano emotivamente forte e quasi spettrale la successiva Baby Hold alleggerisce un po’ l’atmosfera con un soul in perfetto stile Stax, con i fiati in evidenza e un coro a sostenere la potente voce di Liz. Brick to brick, dal suono più essenziale ed elettronico, invece, strizza più l’occhio a sonorità contemporanee, e con il suo crescendo non starebbe male anche nelle corde vocali di Adele (decisamente uno dei miei brani preferiti!). Nella successiva Red Roses, la rilassatezza della voce e dell’arrangiamento dolcemente soul richiama invece Sade. Fancy Feet, in bilico fra jazz e soul, è un inno a credere in se stessi prima di aspettarsi qualcosa dagli altri. La title track Save me parte con un intenso duetto fra la voce di Liz e il pianoforte, per allargarsi alla presenza di archi e cori sul finale, una richiesta d’aiuto: “Perché non mi salvi da me stessa”?. Pare sia il primo brano che la Vice abbia mai scritto. Il disco si conclude con Where can I go, un morbidissimo r’n’b che si chiude sfumando troppo velocemente. “Già finito? Ci viene da chiedere…” In effetti otto tracce sembrano un po’ poche per racchiudere il talento di Liz. Rispetto a There’s a light, Save me è più eterogeneo e cupo, come se la cantautrice avesse nel frattempo perso una sorta di spensieratezza e la copertina con l’uccello imbrigliato fra corde strette la dice lunga in questo senso.  Katia Del Savio

 

 

 

 

 

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