Category Archives: concerti

CON I THIRD SOUND IL TEMPO PERDE SIGNIFICATO

Nemmeno il maltempo li ha fermati! Arrivati in ritardo sotto la pioggia battente all’Arci Bellezza di Milano, dopo un velocissimo sound-check – 10 minuti annunciati dal ruggito del basso di Andreas Miranda – i The Third Sound hanno solo atteso le ultime note del live di Kane Nero per far esplodere subito la sala da ballo con la loro miscela di richiami psichedelici e schegge post-new wave. I Velvet Underground incontrano i Grateful Dead sul palco! Un’epica cavalcata sonora iniziata con un brano strumentale e proseguita con Your Love Is Evol estratto da First Light, il loro ultimo LP per FUZZ CLUB. Il tempo sembra perdere significato… Le chitarre di Hakon Aðalsteinsson e Robin Hughes sono come lancette di orologi impazzite… Perdersi è un piacere… per poi ritrovarsi ai piedi del palco a chiacchierare con il batterista Fred Sunesen e il collega musicista Andreas.

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50 ANNI DI “KICK OUT THE JAMS!”

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Dopo due interviste (una via mail e una via Skype, quest’ultima per il mio libro Un’altra musica. L’America nelle canzoni di protesta), finalmente riesco a spuntare dalla lunga lista delle “cose da fare nella vita” l’incontro con Wayne Kramer, membro fondatore degli MC5, storica band del Midwest legata al gruppo radical White Panther Party di John Sinclair. L’attesa, ci premo fin da subito a dirlo, è valsa la pena. In tour con un gruppo di affiatati amici (Kim Thayil dei Soundgarden; Marcus Durant dei Zen Guerrilla; Brendan Canty dei Fugazi; e Billy Gould dei Faith No More), Wayne Kramer sta portando in giro per gli States e per l’Europa l’album Kick Out the Jams, registrato nell’ottobre del 1968 alla Grande Ballroom di Detroit. L’occasione di celebrare il cinquantesimo anniversario della storica incisione per la Elektra fornisce al sempre militante Brother Wayne la buona scusa per alimentare nel pubblico la voglia di opporsi alle brutture e alle ingiustizie dell’attualità A guidarlo e a guidare i fans allora come oggi c’è la musica, quella più sana, sincera e, lasciatemelo sottolineare, indipendente: <La creatività e l’arte hanno sempre provocato forme di Resistenza e continueranno a farlo.>

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Il concerto punta tutto sulla tracklist di Kick Out the Jams ma non fa mancare agli ascoltatori anche altri brani del repertorio degli MC5. Musicalmente, mi sento tranquillo nel dirlo, la formazione sul palco dell’Alcatraz di Milano suona decisamente all’altezza di quella originaria e a tratti quasi pare mettere la freccia e sorpassare la line-up sessantottina: in questo, senso, Kim Thayil non fa rimpiangere Fred Sonic Smith e la sezione ritmica quasi sempre suona più massiccia e arrabbiata di quella dei tardi Sixties. Un discorso a parte, non me ne vogliano i puristi, va fatto per quel gigante di Marcus Durant, la cui voce pare non temere nulla né dal passato né dal futuro come ben si intuisce da Let Me Try uno dei brani del bis. Un concerto intenso, seppure non lunghissimo, per un pubblico attento e preparato. Poco importano i numeri, in questo caso. Immancabile, alla fine della performance l’incontro con Wayne e la consegna di una copia del mio Un’altra musica. L’America nelle canzoni di protesta tra sinceri abbracci di chi ancora crede di cambiare le cose e scambi di battute militanti. Insomma, una serata in perfetto stile <Kick Out the Jams… Motherfuckers!> (Matteo Ceschi)

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ALGIERS, THE UNDERSIDE OF POWER, MATADOR 2017 + LIVE REPORT

Può essere molto scomodo, disturbante, mettersi all’ascolto di The Underside Of Power: c’è una tale ferocia nei temi trattati e nella loro forma sonora, un tale radicamento nelle insopportabili tragedie di ogni giorno, una tale densità di riferimenti letterari e musicali, da richiedere, di tanto in tanto, una pausa; soprattutto, l’ascolto di The Underside Of Power è colmo del disagio di chi, a 2 anni di distanza dal bellissimo esordio, è costretto a fare i conti con il fatto che troppo poco è cambiato nel sistemico e persistente razzismo americano (forse non solo americano), ragione per cui una band come gli Algiers è oggi ancora più rilevante, attuale e necessaria di 2 anni fa. La scorsa settimana, per dirne una, è apparso sui media un ultimo video dell’uccisione di Philando Castile, giovane uomo di colore seduto in auto accanto alla compagna, col la figlia di 4 anni sul sedile posteriore, da parte di un agente che è appena stato assolto da ogni capo di imputazione…

Si entra subito nel clima con una tesissima Walk Like A Panther, che inizia col campionamento di un discorso di Fred Hampton (attivista delle Pantere Nere ucciso nel ’69) e l’urlo di Franklin James Fisher, voce bellissima e potente che smussa alcuni degli angoli della musica degli Algiers e fa da collante in uno scenario sonoro fatto di sperimentazioni post-punk, sequenze digitali, ritmi potenti, distorsioni, saturazioni. È una musica cupa e abrasiva quella degli Algiers, che tiene insieme influenze apparentemente inconciliabili, una sorta di post-punk intriso di tradizione soul-funk e gospel afroamericana, su cui aleggia sempre una specie di inquieto presentimento (Cry Of The Martyrs, Death March). Stupisce, da questo punto di vista, la titletrack, violenta denuncia che in tutta questa oscurità inserisce però un ritornello Motown musicalmente solare e saltellante, straniante eppure davvero ben riuscito. Intelligenti e sinceri come pochi altri artisti, gli Algiers non fanno sermoni: gridano rabbia e dolore, condannano, denunciano, ma non guardano dall’alto in basso. Le loro sono parole di chi vive la vita di tutti i giorni come chiunque altro, come potrebbe viverla uno qualsiasi dei loro ascoltatori: proprio qui sta la forza inclusiva delle loro canzoni, capaci di coinvolgere più di qualsiasi altro discorso politico. Per chi volesse una prova basta ascoltare Cleveland, uno dei vertici dell’album, pezzo potentissimo che fa nomi e cognomi di una serie di neri uccisi dalla polizia americana (a partire dal dodicenne Tamir Rice), un brano in cui le eredità gospel sopravvivono per chiedere però giustizia e cambiamento oggi, su questa terra, non in un mondo ultraterreno.

Il quadro, insomma, è molto buio, eppure The Underside Of Power non nasconde elementi di speranza, che prendono la forma di una chiamata alle armi, dell’invito allo sviluppo di forme di impegno, senza cedere a una più facile apatia o a un pur comprensibile scoramento. Lo sa bene chi ha potuto assistere due sere fa al live degli Algiers a Milano (Santeria Social Club, non l’apertura a San Siro per i Depeche Mode, che gli Algiers stanno accompagnando nel tour europeo): in un contesto intimo, raccolto, il quartetto ha sprigionato un’energia impressionante, presentando il nuovo lavoro – da ricordare almeno anche una super intensa Mme Rieux – e regalando qualche pezzo del precedente (una bellissima Black Eunuch, che conserva l’eco delle work song tanto care a Lomax, e in chiusura una Games da brividi, per dirne solo un paio). Una band necessaria, un album che si candida ad essere tra i migliori del 2017. (Elisa Giovanatti)

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JAZZ PER AMATRICE

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La giornata meteorologicamente parlando non è delle migliori. Cielo grigio e lattiginoso e un notevole teso di umidità su Milano. Arrivo al Teatro Continuo, al centro del Parco Sempione, che il set di Giovanni Falzone e Enrico Intra è appena iniziato. Il primo, un ragazzone ormai maturo che sembra essere un rapper del Bronx – i suoni che escono dalla sua tromba non nascondono l’ammirazione per l’ultima incarnazione della black music. Il secondo con la sua chioma bianca, invece, ricorda Gil Evans e armeggia come mago Merlino al piano. Il set dura 15 minuti, forse, 20. Improvvisazione allo stato puro che lascia ammirata la platea assiepata sull’erba. Suonano per raccogliere fondi per ricostruire il Teatro Giuseppe Garibaldi di Amatrice devastato dal terremoto (la maratona jazz è stata promossa dall’associazione I-Jazz e coordinata da Antonio Ribatti direttore artistico del Milano Jazz Festival). Falzone e Intra si esibiscono con vigore e energia. Quasi a volere opporre alla forza distruttrice del sisma quella rigenerante e confortante della musica. Scatto e ascolto. Non potrei fare altrimenti. Scatto e continuo ad ascoltare cercando di catturare un frame di quell’energia. Scatto e poi smetto al primo applauso. L’esibizione è finita, certo. Per la ricostruzione ci vorrà ancora molto. Lo sanno loro, gli artisti che lasciano il palco ai colleghi. Lo sa il pubblico. Lo sa il fotografo. Non sono il solo a guardare in alto. Immagino le note volare verso Amatrice… (Matteo Ceschi)

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STREGONI: JOHNNY MOX E ABOVE THE TREE RACCONTANO I MIGRANTI

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In collaborazione con il Centro informativo per l’immigrazione della Provincia Autonoma di Trento, Johnny Mox e Above the Tree lanciano il progetto Stregoni: vero e proprio laboratorio musicale dal vivo, attraverso una serie di concerti-workshop organizzati nei centri profughi, Stregoni è il tentativo di comprendere attraverso il linguaggio sonoro quello che sta accadendo dentro e fuori i confini di un’Europa segnata dalla più grave crisi politica dalla nascita dell’UE. Sul palco, assieme a Mox e Above the Tree, ci saranno di volta in volta musicisti di ogni estrazione e provenienza in un vero e proprio laboratorio live, in cui electro-tribalismo, hip hop, psichedelia, afro e gospel si fondono con la musica che risuona nella cuffie dei migranti. Qui sotto il video teaser del progetto.

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TY SEGALL, @ BABY’S ALL RIGHT, BROOKLYN, NY, 24/6/2015

Ty Segall, NYC, June 24, 2015_by PSquared Photography

Nuovo appuntamento di cui gli indiani si fanno volentieri carico per voi. Qualche tempo fa vi avevamo segnalato con immenso piacere il sito nyctaper.com, un portale che mette in free download live performances di artisti più o meno noti del panorama indie a stelle strisce, perfromances, tutte registrate nell’area di NYC, e, ci preme dirlo, caricate in rete con il consenso degli stessi artisti. Tra le tante prelibatezze a disposizione la scelta per questa prima volta è caduta su un’incredibile testimonianza acustica di Ty Segall, araldo della nuova ondata psichedelica. Evento più unico che raro lontano dalla natia California, il lungo set acustico propone un Ty Segall particolarmente ispirato che riesce ad alternare registri vocali a metà tra John Lennon e Marc Bolan: nella lunga scaletta del concerto al Baby’s All Right di Brooklyn, sono ovviamente presenti classici del repertorio (Sleeper) ma anche tre ottimi inediti, Orange Colored Baby, Emotional Mugger e California Hills (la mia preferita), che finiranno molto presto, visto gli impressionanti ritmi di lavoro di Ty, in uno nuovo album. C’è spazio anche per un’eterea cover di For the Turnstiles di Neil Young, uno dei tanti brani eseguiti in coppia con Cory Hanson. Il clima assolutamente late Sixties, molto intimo e sognante, che pervade tutta l’esibizione vi conquisterà. Parola di indiano! Che altro dire? Correte a scaricare subito sul sito di nyctaper.com il più sorprendete Ty Segall che abbiate mai sentito! (Matteo Ceschi)

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DAGLI ARCHIVI DI INDIANA I REFUSED LIVE NEL 2012

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In occasione dell’uscita di Freedom (Epitaph Records),  il nuovo album della punk-rock band di Umeå, INDIANA MUSIC MAGAZINE vi regala una serie di scatti inediti catturati da Matteo Ceschi a Milano il 4 giugno 2012 durante il tour della reunion dei Refused. All’epoca noi indiani facevamo parte di un’altra tribù, quella storica di Musica & Dischi, ma già eravamo molto attenti a cogliere ogni sfumatura del mondo indie. Buona visione & buon ascolto.

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DIZ FESTIVAL, UNA RASSEGNA DAVVERO INDIE

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Gli appassionati di musica indie sono avvisati: dal 3 al 5 luglio alla Fabbrica del Vapore di Milano si riuniranno alcuni fra i più talentuosi artisti indipendenti italiani: da Meg ai Mariposa, da IOSONOUNCANE a Dellera, dai kuTso a Giuliano Dottori e moltissimi altri. Il Diz Festival è al debutto, ma visto il programma, che comprende altri eventi anche non musicali, promette davvero bene.

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INDIeVISIBILE FESTIVAL 2015

INDIeVISIBILE Festival 2015

L’INDIeVISIBILE festival arriva alla sua terza edizione. Organizzata dall’Associazione Valerio Capponi, la manifestazione sonora vedrà alternarsi dal 17 al 19 luglio prossimi sul palco di Torano Nuovo (TE) alcuni dei più interessanti nomi del rock indipendente italiano e sarà accompagnata da intensi momenti gastronomici in cui gustare le prelibatezze della cucina abruzzese. In scaletta tre artisti per serata: il 17 luglio, Fast Animals and Slow Kids, Nadar Solo e Cosmetic; il 18 luglio, Edda, Nadar Solo, Bamboo; e, per la serata conclusiva, il 19 luglio, Andrea Appino, Giovanni Truppi e Lucio Corsi. Nel corso delle settantadue ore, ampio spazio a numerose attività collaterali artistiche (street art, pittura, animazione per i più piccoli e mercatini). INGRESSO GRATUITO per tutti! Quindi, cosa aspettate ad organizzarvi per godervi questo piccolo e prezioso festival nato per ricordare le tante passioni di un giovane prematuramente scomparso! Per informazioni: acvaleriocapponi@gmail.com

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IL RITORNO DEGLI AFRICA UNITE

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Sulle scene da quasi 35 anni, gli Africa Unite sono appena usciti con Il punto di partenza, nuovo album autoprodotto e reso disponibile in free download sul loro sito www.africaunite.com. Questa scelta è stata fatta per stimolare i fan a partecipare ai loro prossimi live. Nel prezzo dei concerti che si terranno il 7 maggio all’Hiroshima Mon Amour di Torino e l’8 al Live Club di Trezzo sull’Adda sarà compreso il costo della versione in Cd dell’album. Il tour di presentazione de Il punto di partenza proseguirà il 6 giugno al Sonard di Colle Val d’Elsa. Gli Africa si presenteranno con una nuova formazione composta da 8 elementi, con il ritorno della sezione fiati. Non possiamo che concludere con il motto di Indiana: be indie be free!

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