Category Archives: dark

AUGUSTINE, PROSERPINE, LA CURA/I DISCHI DEL MINOLLO 2021

Appena ci si posa orecchio, si comincia a provare un attaccamento a questo disco e a nutrire per esso e per la sua autrice un affetto sincero. Proserpine, nuovo creatura di Augustine/Sara Baggini, colpisce per la sua schietta sincerità che trasporta l’ascoltatore verso un cosmo personale in delicato equilibrio tra ciò che la vita dispensa e ciò che, sotto la luce del sole, o se preferite quella riflessa della luna, la stessa vita decide di ritardare o, persino, si rifiuta di dispensare. È un gioco quotidiano con le esistenze quello intrapreso da Augustine insieme a Fabio Ripanucci e Daniele Rotella e a un pugno di altri artisti per scoprire quanta generosità si nasconda tra le note. Rispetto al precedente lavoro Grief and Desire del 2018, in Proserpine le chitarre si ritagliano uno spazio maggiore incidendo a chiare lettere il loro nome nei solchi: lo si intuisce fin dall’attacco della prima traccia Tower Stones, un creatura fantasy la cui anima sonora pare dividersi tra monolitici riferimenti a Kate Bush e slanci verso i mondi sonici bazzicati da PJ Harvey e Björk. La tetra How to Cut Your Veins Correctly prosegue il cammino spingendo Augustine verso un dark teatrale à la Tim Burton – il brano non avrebbe sfigurato nella colonna sonora di Sweeney Todd! Luce e ombre. Chiaro e scuro. La vita, però, scorre come una ninnananna verso le Good News e la conclusione di album decisamente sopra la media. (Matteo Ceschi)

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GEMMA RAY, THE EXODUS SUITE, BRONZERAT RECORDS

 

Gemma Ray - Exodus Suite ARTWORK

The Exodus Suite è un disco fortemente influenzato dalla presenza di 8 mila rifugiati siriani ospitati nell’hangar sotto lo studio berlinese dove è stato registrato. Il clima cupo, dark, a volte ansiogeno di The Exodus Suite è intriso di attualità, ma anche di vita, di umanità. Ascoltarlo diventa così una vera e propria esperienza in cui immergersi, con chitarre distorte, organo, wurlizer che drammatizzano e allo stesso tempo rendono sensuale la musica scritta dalla cantautrice inglese che piace tanto a Nick Cave e Jimmy Page. L’approccio teatrale di Ifs & Buts, si alterna a brani come il surf There Must Be More Than This, più “leggera” musicalmente, ma dai contenuti sempre esistenziali; la progressive We Are All Wandering precede l’inquietante Acta Non Verba, traccia in cui Gemma emette solo degli inquietanti vocalizzi che sembrano arrivare da un mondo sovrannaturale, o l’ossessiva We Do War. Riverberi vocali e sonori (specialmente in Hail Animal), pause, lento incedere (Shimmering) dilatano all’infinito la continua sensazione di essere in bilico fra sensualità e morte. Psichedelia anni ’70, sintetizzatori claustrofobici (l’iniziale Come Caldera e la conclusiva Caldera, Caldera!), ballatone languide (molto bella The Original One), sono accompagnati dalla duttilissima voce di Gemma, che a tratti ricorda Patti Smith e in altri momenti Sinead O’ Connor, lo stile di una cantante degli anni ’60 e una modernissima artista dei nostri tempi. Da non perdere. (Katia Del Savio)

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