Category Archives: playlist

INDIANA PLAYLIST ESTATE

PlaylistMagGiu

Cari amici di INDIANA, eccoci con la rovente playlist dell’estate con o senza ombrelloni, con o senza tormentoni. Godetevela tutta dalla prima all’ultima traccia, come sempre ricca di sonorità eterogenee. Molte le donne presenti: Mara Redeghieri, Chrysta Bell, Ginevra Di Marco, Julia Stone, Orelle, Io e la tirgre e Ibeyi. Buon divertimento!

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INDIANA PLAYLIST PRIMAVERA

PlaylistIndianaMarzo16

Cari amici di Indiana, eccoci con nuove chicche musicali per voi.  I tre piccoli indiani vi propongono artisti italiani e internazionali, sonorità eterogenee che hanno colpito le loro orecchie negli ultimi mesi. Tenete quindi in alto le vostre antenne e ascoltate tutto d’un fiato la nostra playlist di primavera!

 

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INDIANA PLAYLIST LUGLIO 2016

indianaplaylist

Eccoci qui con una nuova playlist giusta per accompagnarvi in vacanza: tanti pezzi da viaggio, finestrino abbassato e sole negli occhi, ma non solo. Artisti nostrani e stranieri, da Ben Seretan – recente vanto dell’italiana Love Boat – agli affermatissimi Wilco (qui con il nuovo singolo, che anticipa l’album in uscita dopo l’estate), da Emiliano Mazzoni a Gemma Ray, passando da momenti goderecci (Lone Digger) a episodi più intensi (No woman), nove pezzi tutti da ascoltare. Buone vacanze con Indiana!

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INDIANA PLAYLIST

PlaylistMagGiu

La nuova rovente playlist di Indiana vi propone 12 tracce che spaziano dal folk all’elettronica, dal rock al cantautorato. Artisti italiani e internazionali accomunati dal motto: be indie be free! Se siete stufi dei tormentoni estivi e della solita musica usa e getta godetevi come sempre la nostra compilation in streaming e continuate a seguirci qui sul blog e sulle pagine Facebook e Twitter!

 

 

 

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INDIANA PLAYLIST MARZO

PlaylistIndianaMarzo16

Ecco a voi l’uovo pasquale di Indiana con 9 sorprese musicali non convenzionali dedicate a orecchie curiose. Buon ascolto con i Kula Shaker, Jenny Penny Full, Primal Scream, Marianne Mirage, Nap Eyes, Manuel Volpe, John Holland Experience, Guignol ed Editors.

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MY FAVOURITE THINGS 2015/KATIA

katia

Non potevo che partire da loro, dalle gemelle Ibeyi, il cui omonimo disco mi ha piacevolmente tormentata per quasi tutto il 2015. Nella mia playlist dell’anno ho inserito la loro River, primo singolo, ma avrei potuto mettere anche moltissime altre tracce piene di spunti provenienti dai generi più disparati: spiritual, elettronica, r’n’b, hip-hop, soul, jazz, musica etnica afro-caraibica. Il secondo brano appartiene a uno di quei dischi da molti definito fra i più belli dell’anno, DIE di Iosonouncane, e il suo titolo è Carne, brano prog di infinita bellezza e completezza. Il terzo è l’elettro-pop Imperfezione, ottima sintesi del mondo sonoro di Meg, artista che non ha bisogno di presentazioni ma solo di nuovi proseliti a ogni suo nuovo progetto. Divertente, originale, sincera, Meg è un esempio per le nuove generazioni di musicisti e cantautori che vogliono scegliere uno stile tutto loro. Una di questi è senz’altro Mimosa Campironi, attrice che ha debuttato nel mondo discografico con La terza guerra, ottima prova ricca di idee e che qui è rappresentata dalla struggente Fakhita, dedicata a una prostituta. Segue la morbidissima, decadente, a tratti stridente ballata L’ultimo saluto – L’addio tratta dal secondo album da solista di Dellera, bassista degli Afterhours, Stare bene è pericoloso, un disco  che omaggia smaccatamente il rock anni ’60 e ’70. Il pop elettronico dalle venature soul H-Pt1 è il brano perfetto dei Terzo Piano, band di Cava dei Tirreni che ha debuttato con Super Super e che meritava di entrare in questa lista per la sua disarmante orecchiabilità. Il “sorriso sonoro” di Erica Mou emerge prepotente da Niente di niente, estrapolato da Tienimi il posto, un album in cui la cantautrice ci insegna soprattutto come si può giocare con la voce, senza strafare, interpretando fino in fondo una canzone. Impossibile non inserire un pezzo di Sananda Maitreya per rappresentare il 2015 in musica per me. Intervistarlo è stato un onore e I wanna breathe è uno dei pochi brani che nell’ultimo complesso e interessante album The Rise of the Zugebrian Time of Lords ha un legame con la vita precedente dell’artista, quando in sostanza si faceva chiamare Terence Trent D’Arby e non pensava ancora al Post Millennium Rock. Il pezzo parla del caso di Eric Garner, ennesimo afroamericano ucciso da un poliziotto bianco americano. Indecisissima fino all’ultimo su quale traccia scegliere dal loro primo album, 10 e 9, alla fine ho inserito la languida I Santi. Sto parlando di IoelaTigre, duo femminile che alterna punk a ballate dolcissime che aveva già colpito la mia attenzione con il suo primo Ep. Chiudono le mie preferenze due autori diversissimi tra loro: Colapesce, con il suo stratificato elettro-pop Copperfield, tratto dal secondo album Egomostro, tutto da ascoltare, e Salvo Ruolo con Malatempu (disponibile attraverso Bandcamp), prima traccia dell’affascinante Canciari patruni ‘un l’è bittà che racconta il Risorgimento dalla parte delle popolazioni del Sud. Un album folk appassionante sia per le vicende raccontate che per la sua ricchezza sonora creata soprattutto da strumenti acustici. Buon ascolto! (Katia Del Savio)

https://salvoruolo.bandcamp.com/track/malutempu

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MY FAVOURITE THINGS 2015 / ELISA

ELISA

Cominciamo dagli esclusi: Paolo Tarsi, Caterina Palazzi, Teho Teardo. Lavori consigliatissimi, nella loro diversità accomunati dal background colto, dalla ricerca, dalla concezione unitaria (impossibile isolare singoli brani), album quindi non adatti all’ascolto da playlist, tipicamente un po’ distratto, magari anche superficiale. Diciamolo subito: un po’ allergica alle playlist io lo sono, in questa ho inserito semplicemente i brani delle produzioni indie che ho ascoltato di più nel corso dell’anno, che è altra cosa dal dire che sono i più belli, i migliori (alcuni lo sono davvero, altri no). Apro e chiudo con due episodi elettronici di gran classe. Il primo, Bewider (Piernicola Di Muro), lo rubo a Matteo, autore della recensione: Following The River Flow, con la bellissima voce di Francesca Amati, è un delicatissimo crescendo che rispolvera la migliore elettronica anni ’90 e ne restituisce l’anima più poetica. Il secondo, Downtown dei Majical Cloudz, è il pezzo che meglio rappresenta l’ultimo album del duo canadese, autunnale, grigio, malinconico. In mezzo troverete tanto rock, a cominciare da quello degli Ought (nella foto), autori, loro sì, di uno degli album migliori dell’anno, quel Sun Coming Down inspiegabilmente dimenticato in molte classifiche di fine 2015: sound urbano, increspature nervose, andamenti ossessivi, melodie seppellite dall’incessante fluire delle parole, esprimono al meglio l’alienante routine quotidiana presa di mira dalla loro lucida e feroce critica.

ought

Dirompente, sporco, sprezzante, è il blues-rock lacrime e sangue di Shilpa Ray, mentre freschissimo è il garage rock dei giovani mantovani Bee Bee Sea. Orecchiabilissima Places You Will Go di Patrick Watson, che coi suoi robot innamorati ha allietato molta parte del mio 2015, così come i Gengahr, che sono quanto di più catchy ci sia in circolazione: ho scelto She’s A Witch, che però se l’è giocata fino all’ultimo con Bathed In Light e Heroine. Le belle melodie sono un campo in cui non scherzano nemmeno gli Yuko, dal Belgio, che vi uniscono una gran dose di raffinatezza. Con il bellissimo ritorno di Villagers facciamo una pausa introspettiva: qui trovate Courage, ma andatevi a ascoltare tutto Darling Arithmetic, un album incredibilmente autentico. Ottima vena cantautorale e delicata è anche quella di Simone Olivieri, e per rimanere tra gli artisti nostrani si guadagnano un meritatissimo posto i giovani Syne, sorta di Bluvertigo attualizzati che sorprendono con la ventata di modernità del loro Croma. Dall’Italia anche i sempre più bravi C+C=Maxigross, maestri nel gioco e nella manipolazione, capaci di lavori sempre più complessi e stratificati, tra i pochi ad aver capito l’importanza del non prendersi troppo sul serio per fare musica “popular”, e forse anche nella vita. Buona fine e buon inizio, sempre con noi su Indiana! (Elisa Giovanatti)

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INDIANA PLAYLIST NOVEMBRE

INDIANA PLAYLIST LillaQuadrato

Quatrantatre minuti di pura musica indie vi aspettano se siete pronti ad ascoltare la playlist che vi abbiamo preparato questo mese. Ad aprire le danze i lanciatissimi C+C=Maxigross con la loro An afternoon with Paul, seguiti dal post rock dei Novalisi, qui con il brano Ma Vecchio. L’elettro-pop-rock dei Terzo Piano (H-Pt1) precede la strumentale Welcome Ada di Adriano Viterbini con Bombino e l’industrial Happiness di IAM(X). Il dream-pop degli Armaud (Patterns) lascia il posto alla successiva, scanzonata ma non troppo, Camper di Bonetti. Lose the right dei The Dead Weather fa irruzione con la voce di Alison Mosshart prima della delicatissima I Santi, canzone che anticipa l’uscita dell’album di Io e la Tigre. Chiudono l’INDIANA PLAYLIST di novembre il groove dei Lebowski di Una vita disarmata e la decadente e imprevedibile Frankie dei livornesi La Maison. Buon ascolto!

 

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INDIANA PLAYLIST OTTOBRE

IndianaPetrolio

Il prog elettronico dei Syne, la psichedelia dei The Yellow Traffic Light, la canzone di denuncia di Sananda Maitreya, l’alternative rock dei Deadweather (Jack White ed Alison Mosshart, ad esempio, vi dicono qualcosa?), il cantautorato limpido di Erica Mou, il blues strumentale di Stefano Meli, il superfunk del duo londinese Public Service Broadcasting, le atmosfere dense create dagli Editors, e quelle intimiste proposte dai canadesi Majical Cloudz, le immagine evocative di David Ragghianti o il punk rock dei Potty Mouth. Siete pronti per una nuova infornata di buona musica? Eccovi accontentati con l’INDIANA PLAYLIST di OTTOBRE!

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INDIANA PLAYLIST SETTEMBRE

INDIANA PLAYLIST quadratoBordeaux

Per non farvi intristire troppo in questo inizio di autunno vi proponiamo una medicina antidepressiva: la musica! Eccoci allora a presentarvi i 12 brani dell’ INDIANA PLAYLIST di SETTEMBRE, che si apre e si chiude con due voci femminili: Tracey Thorn, con la sua intimista Let me in e Joss Stone con la sensuale-mediterranea Let me breathe. E per rimanere in tema di cantautorato femminile troviamo più avanti la struggente Fakhita, tratta dal bel disco di debutto di Mimosa. E poi la nostra selezione si addentra nei più svariati meandri sonori, dal cantautorato folk di Fraser A. Gorman – qui con Book of love, contenuta nell’album Slow gum, in bilico fra Bob Dylan e Lou Reed – al metal dei tedeschi Child of Caesar, rappresentato dal brano Lost Scarifice,  fino allo slowcore dei Low, che qui potete assaggiare nell’ipnotica The Innocents. Non ci resta che augurarvi buon ascolto!

BBBB

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