Progetto nato a Roma nel 2013, Il Mare Verticale propone un rock alternativo che subisce il fascino del post-rock britannico più astratto e in ugual misura del pop colto alla Battiato, rielaborando il tutto in un risultato di grande capacità evocativa e forte impatto emotivo. Primo disco per questi giovani romani, Uno stupisce per la maturità del dialogo fra gli strumenti e l’espressione di un sound che è frutto di una concezione unitaria. Il sintetizzatore è efficacissimo nel dipingere atmosfere introspettive con movenze cinematografiche (Tokyo), su cui si innestano chitarre e armonie molto Mogwai-style e ritmiche delicate: è un ripiegamento interiore fatto a musica, con atmosfere introspettive e perlopiù downtempo che non escludono però violente esplosioni strumentali. L’estremo scavo esistenziale è il centro dei brevissimi testi, in italiano: sfrondati di tutto il superfluo hanno densità e peso specifico notevolissimi, e tuttavia fluttuano leggeri sui suggestivi tappeti strumentali, sussurrati da una voce (Francesco Mauro) che non vuole mai emergere. (Elisa Giovanatti)