Da un’angolatura spesso surreale il cantautore italo-somalo Sammy Osman racconta colori, profumi e suoni della realtà di ogni giorno, e se sembra voler evadere danzando su ritmi senza sosta, dall’altro lato è intimamente ancorato alla quotidianità, per via di tutti quei piccoli dettagli che ritroviamo nei suoi testi: vicoli chiassosi, notti insonni, sapori e incontri restituiscono con vividezza ambienti urbani, terre di mare, mondi lontani e vicini. Gerico, infatti, è un freschissimo viavai di mondi e influenze, che ha il suo centro nel Mediterraneo – esplorato da ogni sua sponda, da quelle a noi più familiari fino a includere sonorità e suggestioni ispaniche, gitane, magrebine e balcaniche – ma non disdegna incursioni in terre più lontane, Russia (Davai Tavarish) e Oriente (Salomè) in primis. Menestrello dalla voce calda, Osman si diverte e ci diverte fra spontanee serenate (Boom Boom), toni fantasiosi (La sposa cadavere), ritmi pulsanti (Vengo a prenderti così), accompagnato da una sezione strumentale estremamente capace e raffinata (clarinetto, percussioni, contrabbasso, chitarra e cori), che lo segue in una perfetta adesione di intenti. Il rischio di perdersi fra mille suggestioni era altissimo, e invece la formazione appare in pieno controllo. Un esordio caleidoscopico e maturo. (Elisa Giovanatti)