Tag Archives: cantautore rock

CESARE BASILE, U FUJUTU SU NESCI CHI FA?, URTOVOX 2017

Sono passati ad occhio e croce due anni dall’ultimo lavoro del musicista siciliano. Mese più o mese meno. Ed ecco, quando meno te lo aspetti, che Cesare Basile torna a farci visita con un album densamente popolato dalle voci della terra d’origine: U fujutu su nesci chi fa? va però ben oltre la semplice claustrofobia dialettale per spingersi ancora una volta verso una definizione che non potrebbe essere altro che mediterranea. Il Mare nostrum, intendiamoci, è inteso da Basile come un’area comune d’incontro senza limitazioni al meticciato culturale e alla comunicazione, un concetto egregiamente espresso da un brano come Ljatura, un’ipnotica melodia che idealmente si protende ad abbracciare la saggezza dei griots africani e il sudore esistenziale dei bluesmen neri americani. Se con U scantu la tradizione sonora isolana per un istante si rafforza, bastano pochi minuti per tornare con la title track ad abbracciare le infinite sfumature della world music che strizza l’occhio al rock. Senza cercare forzati paragoni con cose già ascoltate, il disco di Cesare Basile si presenta come null’altro che un invito a spogliarci dei pregiudizi per poter infine ballare più liberi e leggeri. (Matteo Ceschi)

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UNO SGUARDO VELOCE ALLE ULTIME PRODUZIONI INDIE DEL 2015

MULAI

Elettronica downtempo dal forte potere onirico ed evocativo che nasce e cresce in Italia ma mostra una forte ambizione a raggiungere le platee europee. Something For Someone EP (Volume UP), progetto di Giovanni Bruni Zani e del fratello Nicola, in arte Mulai [nella foto], sfrutta al massimo le potenzialità delle nuove tecnologie per rendere tangibili impressioni passeggere altrimenti destinate a essere soffiate via dalla brezza della frenesia contemporanea. Glitters e Last Tune, due ottimi esempi, delle visionarie architetture di Mulai, architetture forse destinate a ridisegnare il paesaggio sonoro. Un ritorno alle origini del cantautorato rock contraddistingue Miele, EP di Oscar (di Mondogemello). Gli evidenti riferimenti a una versione molto noise e in stile Sonic Youth del genere rendono l’ascolto decisamente gradevole e distante da possibili modelli nostrani degli ultimi tempi. Nel complesso questo progetto one-man band non solo riesce a ritagliarsi un suo posto nell’affollato panorama sonoro del 2015 ma si prenota una fetta di notorietà per l’anno entrante. I grossetani Dupe’ continuano a mietere vittime con il nuovo singolo Prendo il largo (E2), un brano che nelle lyrics ricorda un po’ Daniele Silvestri mentre nelle ritmiche la scuola di Ben Harper e Jack Johnson. Musica spensierata, quella del quartetto toscano, che molto presto confluirà in un disco. (Matteo Ceschi)

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ANDREA ASCOLESE, TI PORTERÒ, PROGETTI DADAUMPA/MATERIALI MUSICALI 2015

Andrea Ascolese

Blues e pop a braccetto come solo il sentiero musical-culturale dell’ormai rinomata Via Emilia riesce a mettere insieme. Sono questi gli elementi di maggior spicco del disco d’esordio di Andrea Ascolese, cantautore e compositore laureato in Civiltà afro-americana, che pare rinverdire con una precisa manciata di note il fermento e l’entusiasmo che animarono decenni addietro la regione. Ad accompagnare gli otto brani della tracklist una spiccata propensione per il ritmo che colora le composizioni di piacevoli sfumature black, dal blues già citato di La rete fino alle impressioni delicate di atmosfere caraibiche di Via Cipro, 63. Ascolese dimostra oltre a un’ottima padronanza anche una certa personalità vocale seppure rimangano piuttosto evidenti i riferimenti al timbro e allo stile canoro di Nek. (Matteo Ceschi)

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INDIANA PLAYLIST APRILE

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Credevate che ci fossimo dimenticati… ma eccoci qui con l’INDIANA PLAYLIST di APRILE! Come sempre c’è l’imbarazzo della scelta: da Imperfezione di Meg, artista antesignana della nuova generazione degli elettro-cantautori e protagonista con un’interessante intervista del nostro MAGAZINE di aprile, alle eleganti sonorità pop-dance dei bolognesi Wolther Goes Stranger, dal jazz-rock-funk di Disco in ferro dei bravissimi Moorder al folk in siciliano di Malutempu sapientemente creato da Salvo Ruolo, dal pop-rock semplice e romantico di Enrico Farnedi (qui in Fammi vedere) al post-punk di Mad Truth degli inglesi The Pop Group (prossimamente recensiti su Indiana), dalle geniali sperimentazioni di Iosonouncane (qui con Carne) all’indie-folk di Courage degli irlandesi Villagers (domani la recensione del loro album sarà online) fino ad arrivare all’hip-hop industriale dei Death Grips (qui con Billy Not Really). In tutto 13 brani da assaporare qui in streaming. Buon ascolto.

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ARCANE OF SOULS, CENERE’, AUTOPRODUZIONE 2015

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Un po’ perché ora è più facile dal punto di vista tecnologico e un po’ perché non è semplice agguantare un contratto, molti artisti saltano quasi tutte le tappe dell’iter discografico e si autoproducono. Alfonso Surace, bergamasco dalle origini calabresi nella vita fa tutt’altro, l’insegnante, ma il desiderio di esprimersi attraverso la musica è così forte che ha deciso di far tutto da sé, realizzando in proprio non solo il disco (che arriva a tre anni di distanza dal precedente, Vivo e vegeto), ma anche foto e video per promuoverlo. Come pseudonimo artistico Alfonso si è scelto l’esterofilo Arcane Of Souls, che non è altro che l’anagramma del suo nome, e se nel primo disco era un uomo solo al comando, ora per Ceneré si è fatto accompagnare anche da un gruppo di musicisti, mantenendo comunque quella freschezza del “buona la prima” tipica di una produzione casalinga. Partendo con la sferzata energetica di L’oro in bocca, rock e blues elettrico si mescolano in un disco diretto, che per attitudine e timbro vocale del “nostro” ricorda molto il conterraneo Rino Gaetano (ascoltare ad esempio la bluesy Gennaro, dedicata a un suo alunno, la sixties Povero me o l’incalzante Sintomatico per credere). Alfonso ama inserire una buona dose di venature psichedeliche a un brano come Maggio, o sonorità ricche di strumentazioni, che ammiccano alla produzione battistiana (Respirare); idee interessanti che andrebbero sviluppate in modo più approfondito, per fornire una maggior coerenza a tutto il progetto. L’estrema spontaneità è la forza e allo stesso tempo il limite di Ceneré. Aspettiamo quindi con sincera curiosità di ascoltare il prossimo disco di Arcane Of Souls. (Katia Del Savio)

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CESARE BASILE, TU PRENDITI L’AMORE CHE VUOI E NON CHIEDERLO PIÙ, URTOVOX 2015

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Un disco dai suoni antichi e marginali che inevitabilmente guarda al blues, quello più dannato e scarno, come a un modello, ancor prima che sonoro, di vita. In quest’ottica, la scelta del dialetto siciliano – l’artista ha fatto da alcuni anni ritorno nell’isola natia – pare supportare l’evidente sforzo di trovare nel passato la forza di affrontare il presente. Tutte le canzoni dell’album racchiudono una storia e dei personaggi che, proprio grazie a questa volontà di profondità storica, prendono forma tra le singole note fino a spingersi dentro l’intimità dell’ascoltatore. Con Tu prenditi l’amore che vuoi…, Cesare Basile pare fare proprio il concetto di schizofrenia contemporanea e vivere al contempo i panni di narratore e soggetto narrato. Attingendo a una tavolozza sonora agrodolce in cui fanno capolino persino i vivacissimi colori dell’Africa, il musicista non solo restituisce alla contemporaneità un passato degno di questo nome ma riesce anche, come in occasione di La libertà mi fa schifo se alleva la miseria, a liberare un sano sdegno rivoluzionario nei confronti delle tante, troppe, cose che non funzionano come vorremmo (Matteo Ceschi)

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INDIANA PLAYLIST FEBBRAIO

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Dal folk all’elettronica, dal cantautorato al punk, dall’Italia agli Stati Uniti, eccovi la nuova infornata di 10 brani che stanno tormentando le nostre menti indiane questo mese. Ascoltate, condividete e commentate l’INDIANA PLAYLIST DI FEBBRAIO. Continuate a seguirci anche su Facebook e Twitter. Ne approfittiamo per annunciarvi che INDIANA ha superato le 10 mila visite! Grazie a tutti voi. Ora non ci resta che augurarvi un buon ascolto (fate scorrere la barra di Spotify fino in fondo). Matteo Ceschi, Elisa Giovanatti e Katia Del Savio.

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INDIANA PLAYLIST GENNAIO

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Cari amici di INDIANA, gennaio è agli sgoccioli, ed ecco arrivare al fotofinish la PLAYLIST DEL MESE con le nostre 12 tracce preferite (scorrete la barra di Spotify fino in fondo). Come potrete vedere ce n’è per tutti i gusti. Vi invitiamo a commentare le nostre scelte e, se vi piacciono, a condividerle! Come sempre ogni brano della selezione di INDIANA fa parte di un album recensito sul blog, che potete trovare nell’archivio. Continuate a seguirci anche su Facebook e Twitter. Buon ascolto a tutti dagli Indiani Elisa Giovanatti, Matteo Ceschi e Katia Del Savio.

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DELLERA, STARE BENE E’ PERICOLOSO, MARTELABEL 2015

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Il secondo lavoro solista di Dellera, bassista degli Afterhours e molto altro, è un vero e proprio atto d’amore per il pop-rock anni ’60 e ’70. Stare bene è pericoloso parteggia smaccatamente per il beat italiano e per il rock internazionale di quegli anni, senza mollare mai quell’ispirazione per un attimo. Più che di un cantautore questo è proprio un disco di un musicista che cura ogni suono e arrangiamento come un proprio figlio, e il brano Maharaja, al quale ha collaborato, fra gli altri, l’ex leader degli australiani Jet Nick Chester, è l’emblema di questa ricerca spasmodica verso il “suono perfetto”. Ma se nel caso di Maharaja il risultato è notevole, in altre canzoni (come ad esempio The Costitution, registrato in Inghilterra, o Testa floreale) questo atteggiamento fa perdere quella spontaneità che era propria del precedente album, il bellissimo Colonna sonora originale. Insomma, troppa carne al fuoco rischia di distrarre l’ascoltatore. In questo senso i brani arrangiati in modo più semplice, come Non ho più niente da dire, sognante ballata cantata in coppia con Rachele Bastrenghi dei Baustelle, Ogni cosa, una volta (scritta per la colonna sonora del film Senza nessuna pietà) o Stare bene è pericoloso, sono i più riusciti, soprattutto nell’ottica di far rivivere i favolosi anni ’60. Ottime, infine le dilatate Siamo argento (riflessione spirituale con uno stile che ricorda molto Cesare Cremonini, e questo è un complimento) e soprattutto Un ultimo saluto, brano lentissimo con una meravigliosa, malinconica, melodia sottolineata dagli archi dell’amico Rodrigo D’Erasmo. (Katia Del Savio)

 

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EMILIANO MAZZONI, COSA TI SCIUPA, GUTENBERG MUSIC 2014

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Dall’Appennino modenese la voce languida di Emiliano Mazzoni riscalda il cuore. Ascoltando il suo cantautorato al pianoforte, viene in mente l’immagine intima di uno chalet di montagna dove fuori scende una gelida neve e dentro ci si protegge con una coperta davanti al camino scoppiettante. Cosa ti sciupa, secondo lavoro solista dove Mazzoni è accompagnato da Luca Rossi (ex componente degli Üstmamò e collaboratore di Giovanni Lindo Ferretti), è composto da una serie di ballate, che vanno dalla morbida Diva alla spaghetti western Nell’aria c’era un forte odor, dalla ritmata Ma perché te ne vai (una delle nostre preferite) al notturno classicheggiante di Ciao tenerezza, fino al valzer di Non lascirami qui. Le radici dello stile di Emiliano affondano nel cantautorato italo-francese (vedi Fabrizio De André) e nelle produzioni indie-rock più pregiate. Lui non fa nulla per nascondere questi riferimenti anzi, li esalta con l’intensità dell’interpretazione, con la meticolosa scrittura dei testi e con la precisione degli arrangiamenti. (Katia Del Savio)

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