Tag Archives: Eighties music

GAZE OF LISA, SINONIMI CONTRARI, TERZO MILLENNIO REC. 2021

Sono presenti nel disco – e ciò è un bene, a mio modesto e musicale parere – gli anni Ottanta troppo spesso bistrattati e frettolosamente dimenticati. Bilancia che cita i CCCP è un’esplosione di ricordi che aiuta l’ascoltatore a ritrovare una propria profondità storica capace di tenerlo a galla nel presente. Dei tardi Eighties c’è sicuramente la spavalderia creativa ma un posto speciale in Sinonimi contrari se lo ritagliano un rock à la Bluevertigo e un’elettronica dal DNA assolutamente aggregante e a tratti visionaria (parte del merito al produttore  Valerio Gaffurini). Consci di muoversi su una costruzione sonica ben solida, i Gaze of Lisa azzardano anche escursioni in prossimità del metal con Io contro. Un esordio, quello della band di Matera, che dovrebbe lasciare tutti stupiti per come si è palesato alle nostre orecchie e che potrebbe farci riconciliare per un po’ con la Musica. (Matteo Ceschi)

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MAXÏMO PARK, RISK TO EXIST, DAYLIGHT/COOCKING VINYL/EDEL

Non importa che siate fans della scena alternative inglese o meno, Risk to Exist vi conquisterà fin dalle prime note. Pur mantenendo una vocazione puramente indie il disco trasuda un pop adulto a cui pochi (e sfortunati) potranno resistere. Prodotto da Tom Schick (Wilco, Beck, White Denim), l’ultimo lavoro della band di Newcastle attinge al miglior campionario di suoni degli ultimi trent’anni portandoci in un ubriacante vortice di terapeutici ricordi sonori. Se What Equals Love? andrebbe fatta studiare alle giovani leve come un modello molto vicino alla perfezione di “canzone rock da ballare”, I’ll Be Around riaccende al contempo la passione per le melodie degli anni Ottanta così ben rappresentata da Nick Kershaw e insinua con i fraseggi di tromba sul finale il dubbio per una fusion tutt’altro che scontata. A fare la differenza, rispetto agli appena citati Eighties, quel “risk to exist” del titolo, chiaro riferimento al precario equilibrio di una contemporaneità in bilico sul baratro. The Hero, track dal titolo inequivocabile, con la brevissima intro orientaleggiante e le sue ritmiche un po’ à la Chic, è, forse, il brano che meglio rappresenta l’attitude schierata della band e la sua voglia di farsi sentire: all’indifferenza di fronte alla tragedia delle migrazioni dal Sud del mondo ci sarà sempre un’inconsapevole vocazione da eroe nelle persone più insospettabili. Risk to Exist, è un inno all’empatia, a quel sentimento troppo spesso smarrito da un’umanità soffocata da muri, barriere e fake news. I Maxïmo Park ritengono evidentemente possibile un’alternativa alla pericolosa direzione intrapresa ed usano il più diretto idioma della musica, il pop, per comunicare le loro idee. (Matteo Ceschi)

#mayday #primomaggio

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IAM{X}, METANOIA, ORPHIC/CAROLINE 2015

Metanoia

Perturbanti atmosfere dark con una massiccia presenza di abrasiva potenza industrial raggiungeranno il vostro cervello cominciando ad erodere il concetto di serenità e di calma. Metanoia, ultima fatica del produttore londinese Chris Corner, ha dalla sua una presenza ed un’irruenza sonora che oggi è difficile riscontrare anche nei prodotti discografici più riusciti. Spessi suoni sintetici – in cui, in maniera quasi terapeutica, vengono riproposti gli schemi degli Eighties – sembrano uscire da una catena di montaggio per aggredire prima i critici e poi il pubblico e per poi spingere tutti in un torbido intreccio danzante. Musica da club, sicuramente quella di IAM{X}, ma anche adatta per quanti vogliono tranciare di netto con le rassicuranti melodie del mainstream ben sapendo che, una volta fatta la scelta, non potranno più tornare indietro. Se non mi credete andatevi ad ascoltare Happiness o North Star. La musica 3.0 è finalmente arrivata alle nostre orecchie! (Matteo Ceschi)

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WHITE BIRCHES, DARK WATERS, BIRDS WILL SONG FOR YOU 2015

White Birches

L’opera nata dall’incontro tra Jenny Gabrielsson Mare e Fredrik Jonasson vi si appiccicherà morbosamente addosso. Che la Svezia sia una fucina di talenti in pochi ormai lo ignorano, ma, nonostante ciò, ancora in molti ancora si attardano alla sua scoperta. Nel panorama dell’elettronica più sofisticata in pochi erano riusciti finora ad iniettare in profondità le laceranti proposte della noise e dell’industrial music. Sebbene rimanga percepibile durante tutto l’ascolto un’impronta tipicamente Eighties, quella inconfondibile della prima metà del decennio, Dark Waters spinge le sue lame oscure a fondo nel futuro ampliando ulteriormente il vocabolario della musica elettronica. Le radici dei White Birches sono forti e in salute – i Depeche Mode fluiscono nei Kraftwerk e viceversa – e questo permette loro di scegliere di volta in volta la strada sonora più congeniale da percorrere: Here It Comes parte in sordina per poi esplodere in una trama ritmica à la Radio GaGa; Thousand Yard Stare, invece, accarezza atmosfere più morbide ma non per questo immuni al fascino della notte. Sarebbe un vero peccato se un lavoro simile non circolasse nel nostro paese. (Matteo Ceschi)

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MARILYN MANSON, THE PALE EMPEROR, HELL ETC./COOKING VINYL 2015

MM 2015

Secondo album da indipendente per il reverendo dell’eccesso e della provocazione. Mr. Manson, tra una ripresa e l’altra della serie TV Sons of Anarchy, si è chiuso in studio è ha sfornato un disco che trasuda una solida e matura inquietudine umana che riesce a smussare – ma, diciamolo a chiare lettere, non a cancellare – gli insegnamenti del buon William Blake. Musicalmente assistiamo a un’evoluzione rispetto al precedente Born Villain: l’hard rock verte decisamente più verso un blues malato di punk che ha da un lato in Danzing e dall’altro in un’elettronica dark, a metà tra Depeche Mode e Nine Inch Nails, i suoi maggiori riferimenti. Il tutto poi è condito da una sapiente dose di Eighties tanto che ogni tanto sembra fare capolino qua e là il Billy Idol di Shock the System. I fedeli adepti di Marilyn di fronte a questi paragoni potrebbero storcere abbondantemente il naso ma rischierebbero di vederlo cadere molto presto: le nuances evidenziate arricchiscono, infatti, il “DNA metallaro” di Manson rendendo meno opprimente e cupo il sound e permettono a tutta una nuova schiera di ascoltatori di avvicinarsi alla sua musica. Il tempo per una “pesante lezione” di storia c’è sempre, ma ora vale la pena di godersi dall’inizio alla fine questo magnifico The Pale Emperor. Tra i vari formati in vendita, il mio vivo consiglio , è quello di acquistare il doppio LP; le sorprese, e non mi sto limitando alle sole tre bonus track acustiche, non mancheranno di stupirvi. Il 2015 non poteva iniziare meglio! (Matteo Ceschi)

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JOHN FRUSCIANTE, ENCLOSURE, RECORD COLLECTION 2014

John-Frusciante-Enclosure

La follia spesso e volentieri è sinonimo di genialità. Lo è sicuramente nel caso di John Frusciante, ex-chitarra dei Red Hot Chili Peppers. E lo è in una maniera sempre più evidente e fulgida. Fin dalla copertina del nuovo Enclosure, si intuisce la volontà dell’artista di comunicare con il pubblico ma di volerlo fare alla sua maniera, da un punto fisicamente distante e, soprattutto, separato dal mondo. Da una enclosure, appunto. A noi ascoltatori l’arduo compito di decifrare i messaggi sonori, di renderli pubblici e di ridurre la distanza dal rifugio creativo dove tutto nasce nella solitudine. Solo così attrezzati, si sarà in grado di immergersi nella follia sonora di Mr. Frusciante arrivando a scorgere gradualmente il sentiero intrapreso dalla musica, tra evoluzioni chitarristiche “funkadeliche”, effetti e un tripudio organizzato di campionamenti stile Eighties che dal rock premono verso atmosfere tra il dub e il trip hop. Nel complesso un’ottima prova – forse una delle più convincenti della carriera solista del chitarrista – che lentamente si depositerà per maturare in fondo al vostro cervello. (Matteo Ceschi)

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