Tag Archives: Elvis Presley

DANZIG, SKELETONS, EVILIVE REC./AFM REC. 2015

Skeletons

Intendiamoci, Skeletons non è certo un disco paragonabile agli ormai classici Lucifuge (1990) e How the Gods Kill (1992), ma ciò non toglie che sotto la scorza un po’ lo-fi e “amatoriale” – Glenn Danzigus  stesso annuncia sullo sticker in copertina che la sua nuova fatica vuole essere un passepartout per potere entrare ancora più in sintonia con la sua musica – si celi un genuino progetto sonoro. La serie di rock cover proposte vuole nella sua essenziale semplicità fotografare almeno una parte del complesso percorso artistico che ha visto l’ex-frontman dei Misfits attivo non solo nel rock ma anche in altre branche dell’arte come il fumetto (il marchio Verotik non vi dice nulla?). Ed è proprio a questo approccio caleidoscopico che bisogna rifarsi nel momento in cui ci si decide ad ascoltare Skeletons. Le dieci tracks rappresentano degli spunti sonori e come tali vanno presi per completare un ascolto comunque piacevole e capace di evitare il ricorso all’odiosa azione di “skippare”, tipica di molte produzioni contemporanee. Solo così si potrà apprezzare la lamentosa interpretazione post-punk di Lord Of The Thighs degli Aerosmith o la schietta versione di Rough Boy intrisa di maturità dei texani ZZ Top. Let Yourself Go di Elvis suona per l’occasione quel tanto dark & satanic da fare rizzare i peli ai più irsuti bikers. Quindi, per concludere, se state cercando un break di genuina evasione rock, affidatevi anima e corpo a questa playlist redatta per l’occasione dal buon Danzig. (Matteo Ceschi)

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PUNTInESPANSIONE, L’ESSERE PERFETTO, U.d.U. ULULATI RECORDS/AUDIOGLOBE

PUNTInESPANSIONE

Dall’epoca del loro esordio con l’album Una dialettica particolare (2006) la band pugliese di strada ne ha percorsa. Tra una tappa e l’altra delle loro peregrinazioni, i PUNTInESPANSIONE hanno lentamente mutato il tiro delle bordate sonore spostandosi progressivamente dal folk delle origini a un rock che, con l’ultimo lavoro, trova una propria e precisa identità abbracciando un’ampia galassia di elementi di elettronica. Il definitivo passaggio alla corte di Elvis Presley è avvenuto anche grazie a Gaetano Camporeale e Antonio Porcelli, rispettivamente tastierista e tecnico del suono di Caparezza, collaboratori capaci di stuzzicare a sufficienza il barbuto quintetto tanto da spingerlo a fare proprio il concetto permeabile di crossover. Ascoltando le nove tracce del disco si intuisce presto che ai PUNTInESPANSIONE piace molto giocare con le citazioni alla ricerca di possibili ponti tra un presente in continua evoluzione, crossover, appunto, e un passato che non ha ancora esploso l’ultima parola. Noir, brano dedicato all’endemica piaga del lavoro nero, è la perfetta cartolina di questa “attitude”: insistenti richiami alla electro-pop dei primissimi anni Ottanta – i Krisma non vi dicono niente? – sanno rendere, grazie alla loro inconfondibile musicalità pop, ancora più diretto e forte il messaggio del testo. Ad un primo, ad un secondo e anche a un terzo ascolto, L’essere perfetto dimostra di possedere tutte le note giuste per diventare uno dei migliori album del 2015. (Matteo Ceschi)

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POLAR FOR THE MASSES, #UNA GIORNATA DI MERDA, TIRRENO DISCHI 2014

p4tm

Abrasivi e concitati nell’esprimere la loro foga musicale, i Polar for the Masses riescono in maniere piuttosto naturale a rendere il rock assolutamente punk. Tutto, in questo nuovo disco del trio indie – 32 minuti e 33 secondi esatti – viene espresso e si palesa a livelli vertiginosi senza che però la vena ipercinetica infici minimamente la resa finale di un lavoro che non solo nei suoni vorticosi e turbolenti ma anche nelle pungenti strofe torna a fare respirare il profumo della vera satira alla musica lanciata in orbita negli anni Cinquanta da Elvis Presley. Tutte le dieci tracce, e in particolare Provincia, rivelano il viscerale contributo del basso di Davide Dalla Pria, vero pilastro di #Una giornata di merda. Preparatevi, quindi, all’onda d’urto ed accantonate ogni idea salvifica di fuga. Il rock dei Polar for the Masses vi avrà. Volenti o nolenti. (Matteo Ceschi)

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PINO SCOTTO, VUOTI DI MEMORIA, VALERY REC. 2014

Vuoti di Memoria

Un’anima dannatamente blues accompagna l’ennesima prova di forza contaminando tutto quello che incontra sul suo cammino. Compreso il rock. In un impulso di generosità, il rocker di Monte di Procida dischiude il suo cuore traboccante di passione e idealmente offre al pubblico la sua collezione privata di dischi per un’operazione discografica che di revival non ha proprio nulla: grandi nomi della scena italiana e internazionale, da Tenco a Willie Dixon passando per Elvis Presley, vengono profondamente amati, ancor prima di essere suonati in una gioiosa festa della musica, da Scotto e da un agguerrito manipolo di amici accorsi per dire la loro. Il tutto è arricchito dall’eccellente produzione di Oliviero Riva che esalta in eguale misura, aspetto da non dare affatto per scontato, la voce e gli strumenti. I “vuoti di memoria” del titolo, evidentemente auto-ironici, vengono presto riempiti. (Matteo Ceschi)

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