Tag Archives: Explosions In The Sky

MIMOSA: SOSPESA TRA GRAZIA E IRONIA

Cover-APRIL-MAY 2016 low

Numero doppio, aprile-maggio, di INDIANA MUSIC MAGAZINE, dove con grandissimo piacere ospitiamo Mimosa, artista poliedrica, divisa tra musica e recitazione, che ci ha stupiti con il suo primo disco, La terza guerra. Tra contagiose risate e spruzzate di grazia e ironia, Mimosa ci ha concesso una generosissima intervista per la quale non possiamo fare altro che ringraziarla. Fidatevi di noi Indiani e andate alla scoperta di un’artista che noi sosteniamo con tutto il nostro affetto. E se non vi basta, troverete un gustoso racconto “gonzo style” dedicato a Shilpa Ray e due validi consigli discografici, Explosions In The Sky e Caravan Palace. Come sempre il download è gratuito: cliccate sulla copertina e buona lettura!

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INDIANA PLAYLIST APRILE

IndianaPlaylistAprileGiallo

Pronti per un’ora di musica selezionata dai tre piccoli indiani? L’elettropop di Cosmo e dei Paupière si accompagna con il soul di rango di Mavis Staples, il post-rock degli Explosions in The Sky precede il combat rap dei 99 Posse, qui con Rocco Hunt, il rock psichedelico degli Elephant Stone arriva prima delle sonorità dilatate dei Mogwai, e così via, in una playlist ricca di suggestioni italiane e internazionali. Buon ascolto a tutti!

 

 

 

 

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EXPLOSIONS IN THE SKY, THE WILDERNESS, TEMPORARY RESIDENCE 2016

eits

Splendido ritorno per gli Explosions In The Sky in un anno particolarmente felice per gli amanti del post-rock (The Wilderness è uscito lo stesso giorno di Atomic dei Mogwai, e recentissimi sono i nuovi lavori dei Tortoise e dei Godspeed You! Black Emperor). La formazione texana negli ultimi tempi si è dedicata alla composizione di colonne sonore – un territorio non estraneo alle band che si esprimono in questo genere, per sua natura molto evocativo – e non ha smesso di esplorare, cercando un nuovo linguaggio con cui esprimersi. Il risultato è un album che davvero ridefinisce l’estetica del quartetto, con una musica che raggiunge l’effetto e l’impatto emozionale tipico degli EITS ma lo fa percorrendo strade diverse, nuove. The Wilderness è un disco fatto di piccolissimi dettagli, che l’ascoltatore scopre mano a mano che ci si immerge (e ne scoprirà di nuovi tornando all’ascolto una seconda volta, e poi ancora): rifiniture, minuzie, particolari nascosti dietro ogni angolo, che a differenza dei noti andamenti “ad esplosione” caratteristici della band di Austin contribuisce piuttosto a costruire una sorta di ripiegamento interiore. Brevi spruzzate elettroniche, incursioni nell’ambient, silenzi (o quasi), sono alcuni dei tanti piccoli gesti usati a mo’ di punteggiatura nel libero fluire dell’emozione. È qui, nei dettagli, che si manifesta come fattore determinante una delle novità di The Wilderness, ovvero l’utilizzo dell’elettronica (efficace anche quando impiegata come tappeto sonoro, certo, ma raffinatissima sulla piccola scala). Poi, per carità, non mancano esplosioni e cavalcate, ma per una volta gli apici emozionali del disco non stanno tanto in queste strutture quanto piuttosto nella costruzione complessiva di un’epica trattenuta, sommessa. L’album si sviluppa come una sorta di arco che raggiunge il suo culmine nelle tracce centrali (Logic For A Dream e Disintegration Anxiety sono fra i brani più incisivi), partendo piano con la bellissima titletrack e congedandosi dolcemente dall’ascoltatore con l’altrettanto bella Landing Cliffs; nel mezzo la luminosità di The Ecstatics, la delicatezza di Losing The Light, la frenesia di Tangle Formations, e così via, in un susseguirsi di paesaggi sonori in cui si accumulano le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. Bentornati Explosions In The Sky. (Elisa Giovanatti)

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INDIANA PLAYLIST GENNAIO

INDIANA PLAYLISTGENNAIO2

Prima che gennaio finisca vi proponiamo i nostri nuovi spunti sonori, ovvero la playlist dei brani che hanno catturato la nostra attenzione nelle ultime settimane. Non è detto che tutte le canzoni selezionate siano fresche fresche di pubblicazione, ma a noi  ogni tanto piace andare a scovare chicche che sono sfuggite anche ai divoratori di musica più attenti. Buon ascolto (questa volta tramite Spotify e Bandcamp) e buon anno in compagnia di Indiana!

 

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MOGWAI, YOUNG TEAM, CHEMIKAL UNDERGROUND 1997

mogwai

Epocale album di debutto degli scozzesi Mogwai – che prima avevano pubblicato qualche Ep – Young Team diviene ben presto uno dei dischi cardine degli anni ’90, capace di dar vita a un intero filone musicale (con influenze ancora oggi vive, fra Sigur Rós e Explosions In The Sky) e ponendo le basi per molto post-rock di fine millennio. Yes! I Am A Long Way From Home, sorta di prefigurazione di ciò che più tardi sarà Cody, apre il disco e introduce agli 11 minuti di Like Herod, manifesto stilistico di Stuart Braithwaite e soci: un inizio morbido conduce a una tensione montante nell’ombra, che proprio quando pare placarsi esplode in una sfuriata chitarristica che atterrisce; e così si prosegue nella seconda parte di un brano che rivela al mondo una band straordinaria nel costruire atmosfere da thriller, silenzi tesi e minacciosi, progressioni inquiete, muri di suono che si elevano improvvisi e ti schiacciano, ma altrettanto straordinaria nel regalare momenti eterei, struggenti, quando un pianoforte, una semplice melodia, dei pacati tocchi alle corde, aggiungono una intensissima profondità emozionale a questi visionari quadri musicali. Simili contrasti continuano nel resto del disco (Katrien, Summer, With Portfolio), dove i rari interventi vocali, a volte sotto forma di voci registrate o di un parlato quasi incomprensibile, funzionano spesso come semplici ulteriori elementi della stratificazione sonora. Il pianoforte di A Cheery Wave With Stranded Youngsters conduce poi al finale maestoso di Mogwai Fear Satan, l’altro apice dell’album: piuttosto che il gioco di contrasti, però, troviamo qui una progessione in cui, su una base ritmica ossessiva, lo stesso motivo di 3 note viene ripreso da basso e chitarre, con graduali livelli di distorsione; persino un flauto risuona sullo stesso motivo, ad aggiungere un inaspettato colore nelle pause fra una feroce esplosione e la successiva, fino a regalare la magia della lunga coda finale. Abbandonata qualsiasi velleità narrativa, i Mogwai offrono suggestioni, sogni, visioni, grazie a una capacità evocativa senza pari e a un perfetto equilibrio fra immediatezza e sperimentazione. (Elisa Giovanatti)

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