Tag Archives: French Indie Rock

HOLBROOK, HELLO//ANGEL, 2017

Tutti a Parigi con luoghi di provenienza diversi: Canada, Marocco e, ça va sans dire, la ville lumière. Gli Holbrook sono figli di un’epoca di commistioni di genere musicali e di melting pot culturale e non fanno nulla per nascondere la loro natura multiforme alla faccia di quanti provano nostalgia per i muri e i confini blindati. Il sound della band formata da Ali Chafik and Arnaud Jacques e dal chitarrista Nycollas Medeiros è assolutamente attuale ed esaltante con quella sua anima ritmica meticcia contaminata da sprazzi di elettronica che strizza l’occhio alla gioia  tipica degli anni Ottanta. View to Share, brano che inaugura le danze, è un inno alla diversità e alla voglia di lasciarsi per sempre dietro la concezione/visione di un mondo a compartimenti stagni. Man mano che il disco procede si ha la conferma che la band nutra un profondo ed urgente desiderio di comunicare con il pubblico per renderlo partecipe delle proprie scoperte (non solo sonore). Did You? suona, e non potrebbe essere altrimenti, come l’inno di quanti non hanno ancora trovato la loro causa: la chitarra di Medeiros è una lama nel fianco dell’ascoltatore che non dà mai tregua e sospinge il componimento verso la forma perfetta. Volendo dirla tutta Hello//Angel, terza fatica della formazione, arriva con le sue loud vibes a rompere la stanchezza di un panorama sonoro apatico e troppo spesso impegnato ad esaltare quello che è già stato fatto&suonato. Se mancherete di intercettare gli Holbrook perderete ogni diritto a lamentarvi del piattume sonoro che vi circonda! Siete avvisati! (Matteo Ceschi)

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ULAN BATOR, ABRACADABRA, OVERDRIVE/ACID COBRA/GOODFELLAS 2016

Ulan Bator

Se qualcuno mi chiedesse ora di consigliare un disco rock, la mia scelta sarebbe fulminea e senza esitazione: Abracadabra degli Ulan Bator. Si è trattato, e lo spero lo sarà per voi, di una questione di pelle. Mi sono bastati pochi secondi per convincermi di quanto ora vi sto sinceramente raccontando. Chaos apre le danze con la voce sciamanica di Amaury Cambuzat a guidare nuove e vecchie schiere di rockers stanche di promesse mai mantenute. Il sound è cupo, granitico ma sa mantenere una vena poetica essenziale per arrivare dritto al cuore. Essenziale, appunto, ma anche esistenziale ed esistenzialista la nuova creatura degli Ulan Bator. Di fronte a quest’opera c’è il rischio di perdersi, ma è un pericolo che si corre serenamente consapevoli che Cambuzat e soci (Ceccotti, Johnston e Mastrisciano) possiedono e hanno fatto intrinsecamente proprio il coraggio di ripercorrere la storia per dimostrare al pubblico una via di fuga dai cliché. L’ossessione sonora di Coeurreida è un manifesto d’intenti rivoluzionari che troverà in tutti voi convinti sostenitori e divulgatori. Con Abracadabra il rock torna finalmente a sanguinare e a vivere. (Matteo Ceschi)

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