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LIZ VICE, SAVE ME, LIZ VICE MUSIC 2018

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A distanza di quattro anni dal disco di debutto, Liz Vice, da Portland (Oregon), protagonista di una delle prime interviste di Indiana, torna con il secondo album. Una leggera pioggia apre il brano Drift Away, un gospel in cui la voce Liz dimostra di essere evoluta, di aver acquisito una profondità che nel precedente There’s a light mancava ancora. La ragazza cresciuta in una chiesa in Drift away parla della deriva dove rischia di finire chi non riesce ad “ancorare” Gesù. E dopo questo brano emotivamente forte e quasi spettrale la successiva Baby Hold alleggerisce un po’ l’atmosfera con un soul in perfetto stile Stax, con i fiati in evidenza e un coro a sostenere la potente voce di Liz. Brick to brick, dal suono più essenziale ed elettronico, invece, strizza più l’occhio a sonorità contemporanee, e con il suo crescendo non starebbe male anche nelle corde vocali di Adele (decisamente uno dei miei brani preferiti!). Nella successiva Red Roses, la rilassatezza della voce e dell’arrangiamento dolcemente soul richiama invece Sade. Fancy Feet, in bilico fra jazz e soul, è un inno a credere in se stessi prima di aspettarsi qualcosa dagli altri. La title track Save me parte con un intenso duetto fra la voce di Liz e il pianoforte, per allargarsi alla presenza di archi e cori sul finale, una richiesta d’aiuto: “Perché non mi salvi da me stessa”?. Pare sia il primo brano che la Vice abbia mai scritto. Il disco si conclude con Where can I go, un morbidissimo r’n’b che si chiude sfumando troppo velocemente. “Già finito? Ci viene da chiedere…” In effetti otto tracce sembrano un po’ poche per racchiudere il talento di Liz. Rispetto a There’s a light, Save me è più eterogeneo e cupo, come se la cantautrice avesse nel frattempo perso una sorta di spensieratezza e la copertina con l’uccello imbrigliato fra corde strette la dice lunga in questo senso.  Katia Del Savio

 

 

 

 

 

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DRITTI ALL’ANIMA CON LIZ VICE

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Numero pre natalizio per INDIANA MUSIC MAGAZINE, che ospita una bellissima intervista a Liz Vice, talento soul che abbiamo scoperto su NoiseTrade e che siamo felici di raccontarvi qui, dopo avervi consigliato il suo album di debutto, There’s A Light. Trentaduenne di Portland, Liz racconta il suo percorso di vita fino all’approdo alla musica, il suo album, il tour, le sue passioni e i suoi desideri. Come sempre non manca lo spazio dedicato alla recensioni: i Terzo Piano, Doro Gjat, gli Zois e Steven Lipsticks & His Magic Band si sono guadagnati le nostre preferenze questo mese. Non vi resta che cliccare sulla copertina!

Click on the picture for the magazine in free download, and HERE for the English text of Liz Vice interview.

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LIZ VICE, THERE’S A LIGHT, DEEPER WELL RECORDS 2014

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Per ogni soul singer che si rispetti, fare i primi passi nel mondo del canto facendo parte del coro gospel della propria parrocchia è quasi una tappa obbligata. Così è successo anche alla timidissima Liz Vice, ma questo dopo aver sognato per anni dalla sua Portland, Oregon, di seguire le orme di Britney Spears e Christina Aguilera sperando di iniziare una carriera partecipando a programmi della Disney. La vita non facile di Liz, per la sua triste situazione famigliare e per ragioni di salute, l’ha fatta invece avvicinare al gospel, ed è stato proprio il reverendo della sua parrocchia, Josh White (a sua volta musicista e folksinger) a scrivere questo suo album di debutto, che contiene un ampio spettro di black music, dallo spiritual al soul degli anni ’60-‘70, dalle varie sfaccettature dell’ r’n’b al funky, interpretato con freschezza e sicurezza vocale allo stesso tempo. Speranza e fede sono al centro di There’s a light, ma il risultato è talmente piacevole che con stupore Liz stessa ha dichiarato al sito Willamette Week: “Non so come sia potuto accadere, ma molte persone che amano questo disco non hanno mai messo piede in una chiesa in vita loro”. In There’s a light il rispetto per i grandi del passato e la lettura in chiave moderna di quelle radici convivono in modo sorprendente. Un’operazione che ricorda il disco di debutto di Joss Stone di qualche anno fa. Ma nella voce di Liz si possono sentire echi di Bettye Lavette e, in qualche sfumatura, della grande Irma Thomas. Non solo, il brano intenso e disperato The Source sarebbe piaciuto anche ad Amy Winehouse. Nel panorama del new soul c’è una luce abbagliante: si chiama Liz Vice! (Katia Del Savio)

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