Tag Archives: Iosonouncane

COLAPESCE, INFEDELE, 42 RECORDS 2017

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Il fascino per la natura misteriosa e la storia della propria terra, la Sicilia, continua ad attrarre Lorenzo Urciullo, che proprio da una leggenda siciliana ha rubato il nome d’arte, Colapesce. Ed è proprio da lì che parte con questo suo terzo album, che comincia con Pantalica, nome di una necropoli vicino a Catania dove Lorenzo ha passato intere giornate fin da piccolo. Un brano che lo stesso Colapesce dice che era già stato scritto, di volta in volta, quando si inoltrava dentro a quei canyon antichissimi. Percussioni e sax impazziti inseriti nel finale rendono quell’idea di trovarsi intorno a un fuoco insieme a uomini delle caverne, in un gioco di rimandi fra passato e presente. L’inizio martellante e vischioso accompagna la voce di Colapesce che qui, più che mai, ricorda il conterraneo Battiato. La successiva Ti attraverso, primo singolo dell’album, si presenta con una forma canzone più tradizionale, con una linea melodica delineata da un pianoforte, inizialmente composta con un piano scordato, e sostenuta successivamente da una chitarra acustica anni ’30 comprata in un mercatino di Torino. Una lunga genesi per una bella canzone pop, difficile da dimenticare. Poi arriva Totale, la canzone geniale che era piaciuta molto a Luca Carboni, ma che Lorenzo sentiva troppo sua per cederla a un altro artista. Il testo non si schioda dalla testa: “Siamo nati tutti senza denti, tutti senza nome, come dei bambini torneremo felici, torneremo felici (…) Se ho un nuovo disco da poter cantare, mi sento totale”. Anche qui, come in tutto l’album, la complessa produzione che mixa elettronica e strumenti tradizionali è frutto della collaborazione dello stesso Colapesce con Iacopo Iacani (Iosonouncane, del quale non vediamo l’ora di ascoltare il prossimo album) e Mario Conte, musicista che ha già collaborato al precedente album Egomostro. In Vasco De Gama, non sono le terre lontane quelle che l’esploratore deve scoprire, ma il corpo di una donna e il mare, il cui rumore fa la sua comparsa nel finale di questa canzone un po’ magica. In Decadenza e panna sparisce ogni effetto sonoro ed emergono solo con estrema delicatezza voce e chitarra. In Maometto a Milano si canta lo spaesamento di un non milanese per la “Milano da bere”, tema non molto originale e che mi fa dire che questa è la canzone meno riuscita di Infedele. Compleanno è il brano più sperimentale e inquietante del disco, perché, come lo stesso Colapesce spiega, “Il compleanno in fondo è una piccola morte”: fiati, percussioni e campionamenti vari de-strutturano completamente la canzone a metà percorso, e una dance più “rassicurante” arriva nel finale. L’album si conclude con Sospesi, canzone evanescente che si muove fra cantautorato anni’60 e atmosfere jazz. Nonostante il titolo dichiari il contrario, con questo terzo album Colapesce è rimasto, fortunatamente, fedele a se stesso. (Katia Del Savio)

 

 

 

 

 

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MY FAVOURITE THINGS 2015/KATIA

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Non potevo che partire da loro, dalle gemelle Ibeyi, il cui omonimo disco mi ha piacevolmente tormentata per quasi tutto il 2015. Nella mia playlist dell’anno ho inserito la loro River, primo singolo, ma avrei potuto mettere anche moltissime altre tracce piene di spunti provenienti dai generi più disparati: spiritual, elettronica, r’n’b, hip-hop, soul, jazz, musica etnica afro-caraibica. Il secondo brano appartiene a uno di quei dischi da molti definito fra i più belli dell’anno, DIE di Iosonouncane, e il suo titolo è Carne, brano prog di infinita bellezza e completezza. Il terzo è l’elettro-pop Imperfezione, ottima sintesi del mondo sonoro di Meg, artista che non ha bisogno di presentazioni ma solo di nuovi proseliti a ogni suo nuovo progetto. Divertente, originale, sincera, Meg è un esempio per le nuove generazioni di musicisti e cantautori che vogliono scegliere uno stile tutto loro. Una di questi è senz’altro Mimosa Campironi, attrice che ha debuttato nel mondo discografico con La terza guerra, ottima prova ricca di idee e che qui è rappresentata dalla struggente Fakhita, dedicata a una prostituta. Segue la morbidissima, decadente, a tratti stridente ballata L’ultimo saluto – L’addio tratta dal secondo album da solista di Dellera, bassista degli Afterhours, Stare bene è pericoloso, un disco  che omaggia smaccatamente il rock anni ’60 e ’70. Il pop elettronico dalle venature soul H-Pt1 è il brano perfetto dei Terzo Piano, band di Cava dei Tirreni che ha debuttato con Super Super e che meritava di entrare in questa lista per la sua disarmante orecchiabilità. Il “sorriso sonoro” di Erica Mou emerge prepotente da Niente di niente, estrapolato da Tienimi il posto, un album in cui la cantautrice ci insegna soprattutto come si può giocare con la voce, senza strafare, interpretando fino in fondo una canzone. Impossibile non inserire un pezzo di Sananda Maitreya per rappresentare il 2015 in musica per me. Intervistarlo è stato un onore e I wanna breathe è uno dei pochi brani che nell’ultimo complesso e interessante album The Rise of the Zugebrian Time of Lords ha un legame con la vita precedente dell’artista, quando in sostanza si faceva chiamare Terence Trent D’Arby e non pensava ancora al Post Millennium Rock. Il pezzo parla del caso di Eric Garner, ennesimo afroamericano ucciso da un poliziotto bianco americano. Indecisissima fino all’ultimo su quale traccia scegliere dal loro primo album, 10 e 9, alla fine ho inserito la languida I Santi. Sto parlando di IoelaTigre, duo femminile che alterna punk a ballate dolcissime che aveva già colpito la mia attenzione con il suo primo Ep. Chiudono le mie preferenze due autori diversissimi tra loro: Colapesce, con il suo stratificato elettro-pop Copperfield, tratto dal secondo album Egomostro, tutto da ascoltare, e Salvo Ruolo con Malatempu (disponibile attraverso Bandcamp), prima traccia dell’affascinante Canciari patruni ‘un l’è bittà che racconta il Risorgimento dalla parte delle popolazioni del Sud. Un album folk appassionante sia per le vicende raccontate che per la sua ricchezza sonora creata soprattutto da strumenti acustici. Buon ascolto! (Katia Del Savio)

https://salvoruolo.bandcamp.com/track/malutempu

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DIZ FESTIVAL, UNA RASSEGNA DAVVERO INDIE

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Gli appassionati di musica indie sono avvisati: dal 3 al 5 luglio alla Fabbrica del Vapore di Milano si riuniranno alcuni fra i più talentuosi artisti indipendenti italiani: da Meg ai Mariposa, da IOSONOUNCANE a Dellera, dai kuTso a Giuliano Dottori e moltissimi altri. Il Diz Festival è al debutto, ma visto il programma, che comprende altri eventi anche non musicali, promette davvero bene.

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INDIANA PLAYLIST APRILE

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Credevate che ci fossimo dimenticati… ma eccoci qui con l’INDIANA PLAYLIST di APRILE! Come sempre c’è l’imbarazzo della scelta: da Imperfezione di Meg, artista antesignana della nuova generazione degli elettro-cantautori e protagonista con un’interessante intervista del nostro MAGAZINE di aprile, alle eleganti sonorità pop-dance dei bolognesi Wolther Goes Stranger, dal jazz-rock-funk di Disco in ferro dei bravissimi Moorder al folk in siciliano di Malutempu sapientemente creato da Salvo Ruolo, dal pop-rock semplice e romantico di Enrico Farnedi (qui in Fammi vedere) al post-punk di Mad Truth degli inglesi The Pop Group (prossimamente recensiti su Indiana), dalle geniali sperimentazioni di Iosonouncane (qui con Carne) all’indie-folk di Courage degli irlandesi Villagers (domani la recensione del loro album sarà online) fino ad arrivare all’hip-hop industriale dei Death Grips (qui con Billy Not Really). In tutto 13 brani da assaporare qui in streaming. Buon ascolto.

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MEG: L’ARTISTA IMPERFETTA SI RACCONTA SU INDIANA

 

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Esce oggi il numero 7 di INDIANA MUSIC MAGAZINE! Siamo felicissimi di ospitare sulle nostre pagine Meg, che fra nuovo album (Imperfezione), scena musicale contemporanea, identità indie e molto altro si racconta generosamente in un’interessantissima intervista. Cliccate sulla copertina per il download gratuito del nostro magazine, completato dalle recensioni del mese: The Sonics, Pristine Moods e Iosonouncane. Infine, non dimenticate l’INDIANA MUSIC CONTEST: in palio il mixaggio di 3 brani con apparecchiature vintage analogiche, intervista e servizio fotografico sulle nostre pagine. Tutti i dettagli all’interno. Buona lettura!

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IOSONOUNCANE, DIE, TROVAROBATO 2015

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Basta sarcasmo, basta critica sociale e politica, quelle le lasciamo al precedente La macarena su Roma, scritto nel 2010, anni luce fa. Per il secondo album Iosonouncane ha fatto una scelta estrema realizzando un concept album (guai ad ascoltare le singole tracce che si interrompono improvvisamente per fare spazio al file successivo) dal suono arcaico, viscerale, complesso, che in alcuni momenti potrebbe benissimo fare da colonna sonora a uno spettacolo di danza contemporanea. Si parte dall’inquietantissima Tanca, che con quei suoni gutturali (ricordate quei frammenti di One of these days dei Pink Floyd?) sa di morte o di una vita destinata alla morte, una traccia senza speranza che fa proprio pensare che Die non stia per “giorno” in sardo (regione d’origine di Iacopo Incani), ma proprio per “morire” in inglese. D’altra parte la storia portante di questo disco è quella di un naufrago e della sua donna che da riva teme di non rivederlo mai più, una sensazione di impotenza terribile, che seppellisce anche ogni barlume di sarcasmo, appunto. Se Stormi contiene in sé caratteristiche ancora “umane”, proponendosi in un involucro dalla forma canzone che omaggia le diverse anime di Lucio Battisti, la successiva Buio assume di nuovo sembianze liquide, che alternano momenti eterei a dinamiche più scure e prog, in una lunga introduzione strumentale, che poi lascia il posto alla voce del protagonista, accompagnata da canti femminili che potrebbero essere quelli ingannatori delle sirene di Ulisse. La bellissima Carne, con i suoi fiati che umanizzano tappeti stratificati di sintetizzatori, fa poi spazio alla successiva, breve, Paesaggio, traccia avvolta in un’atmosfera sospesa, preludio alla conclusiva Mandria, dove vengono riprese le sonorità luciferine dell’inizio. Die è frutto di un lavoro molto complesso, durato ben quattro anni, fatto di taglia e cuci e al quale hanno partecipato una quindicina di artisti che con voci, percussioni, sintetizzatori, pianoforte, fiati, chitarre di vario genere, compresa la cosiddetta “chitarra preparata”, particolarissimo strumento sardo, hanno prodotto un affascinante flusso sperimentale in continuo movimento. Difficile staccarsi da questo disco, che si candida a diventare uno dei migliori del 2015. (Katia Del Savio)

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