Tag Archives: Katia Del Savio

VOCI PER LA LIBERTA’: I VINCITORI

Due artisti napoletani si sono aggiudicati i premi del festival Voci Per La Libertà organizzato da Amnesty Italia a Rosolina Mare (Rovigo) lo scorso weekend. Come ogni anno vengono infatti premiati i migliori brani che affrontano temi legati ai diritti umani proposti da artisti emergenti. I Blindur hanno vinto il premio assoluto con 3000x, mentre Donix si è aggiudicata il premio della critica presentando Siriana.

La giuria, composta da giornalisti (era presente anche Katia Del Savio per IndianaMusicMag), da operatori del settore musicale e da rappresentanti di Amnesty Italia ha assegnato anche il premio della sezione big a i Negramaro per Dalle mie parti, canzone contenuta nell’ultimo album Contatto che tratta il tema dei migranti morti in mare. Due rappresentanti del gruppo salentino, Giuliano Sangiorgi e Andro Mariano, si sono esibiti domenica 25 luglio con la canzone vincitrice e con un altro brano. Durante la conferenza stampa, alla quale ha presenziato, fra gli altri, il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, il leader dei Negramaro ha dichiarato: «Ho sempre sognato di dire la mia e il mio posto per dirla è una canzone. A chi dice che dobbiamo cantare e non fare politica rispondo che è la canzone il nostro posto, il posto dove dire certe cose. Se qualcuno vuole risponderci, lo faccia con una canzone». La motivazione del premio è stata: «Dalle mie parti è un inno a un mondo senza discriminazioni e senza confini. Una appello a porre fine alla contrapposizione “mio-tuo” in favore di un’appartenenza e di un’esistenza comuni e condivise. E’ un brano che invita a superare le divisioni acuite da un anno e mezzo di pandemia che ha isolato molte persone e incattivito e fatto sprofondare nel rancore tante altre, convinte, che per difendere i propri diritti sia necessario toglierne ad altri».

Voci per la Libertà è un festival musicale unico, in Italia e probabilmente anche in Europa, per essere esclusivamente incentrato sui temi sociali. Ogni anno cerca inoltre di mantenere alta la qualità degli artisti proposti. Vi proponiamo i brani vincitori dei raffinati Blindur, di Donix (con il suo elettro-rap) e degli stessi Negramaro. 

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CRISTIANO GODANO, MI ERO PERSO IL CUORE, ALA BIANCA 2020

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I fan più sfegatati dei Marlene Kuntz troveranno poco del loro gruppo preferito. Dopo trent’anni Cristiano Godano ha voluto fare tutto da solo, o quasi, realizzando il primo disco a suo nome. Qui il suono è quasi totalmente acustico, scarno, per far emergere con forza il suo io, quello più fragile, più vulnerabile. In Mi ero perso il cuore Godano è in continua lotta fra “ragione e sentimento”, fra i fantasmi della mente e la leggerezza del cuore, fra depressione e paura e la voglia di amare. I tredici brani di questo album, che sembra essere stato scritto durante il lockdown, ma che in realtà è stato registrato circa un anno fa, sono stati realizzati in questo stile “fuori dal tempo” grazie al contributo alla produzione degli amici di vecchia data Gianni Maroccolo e Luca A. Rossi. I due  musicisti hanno anche suonato, insieme a Simone Filippi, l’interro disco, accompagnando Cristiano in questo suo viaggio inedito. Un paio di canzoni hanno addirittura un’impronta country-folk. Chi l’avrebbe mai detto? Si tratta di Com’è possibile, secondo singolo dell’album in cui il cantautore si appoggia a Bob Dylan per dire “La risposta è lassù e soffia nell’aria”. Nella parte finale del video Godano inserisce un omaggio a George Floyd comparendo con la scritta “I can’t breathe”. L’altro è il conclusivo Ma il cuore batte. L’album contiene anche due brani più rock, Lamento del depresso e Panico, ma io mi soffermo su Dietro le parole, ballata acustica di una sincerità disarmante: l’artista dice di sentirsi nudo, debole senza le sue parole e lo fa con un canto acuto e flebile che non si dimentica. Ottimo debutto per un signore che, piaccia o non piaccia, ha fatto la storia del rock italiano degli ultimi trent’anni. (Katia Del Savio)

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TAXIWARS: SOPRAVVIVERE AGLI ANNI NOVANTA

Giusto in tempo per gli auguri di Buone Feste arriviamo con il numero 32 di INDIANA MUSIC MAGAZINE, dove raccogliamo alcuni buoni consigli di fine anno e soprattutto incontriamo in una bella intervista i TaxiWars, interessantissima formazione che propone – come nel recentissimo Artificial Horizon – un mix straordinario di free jazz, funk, hip-hop e post-punk. Chiudiamo dunque in bellezza il 2019! Un semplice click sulla copertina qui sopra, e buona lettura!

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SENNA, SOTTOMARINI, COSTELLO’S 2019

SottomariniUna foto un po’ sfocata mostra due bambini nella vasca da bagno, un momento intimo, familiare, che ben rappresenta l’album d’esordio di Senna. Per dare un ulteriore tocco di nostalgia per l’innocenza perduta il disco è stato registrato su nastro, come si faceva una volta. Carlo Senna, che ha fatto tutto in casa suonando diversi strumenti, si è lasciato aiutare dal fratello Simone al basso, voce e iPad e da Valerio Meloni, voce, batteria, shaker, chitarra acustica. Sottomarini è il classico disco “da cameretta”, ma Senna ha un gusto speciale, che ti far venir voglia di sederti sul pavimento a gambe incrociate vicino a lui. (Katia Del Savio)

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IL BUIO, LA CITTA’ APPESA, BLACK CANDY 2019

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Piccola segnalazione di fine anno. E’ da un po’ che non ascoltavo “ragazzi rock arrabbiati” e i Buio, provenienti dalla provincia vicentina, mi hanno fatto risvegliare dal torpore. La città appesa è un album di otto tracce, che alternano momenti post-rock, come nel caso di Anonimo e della title-track, a cavalcate rock più dirette ed energetiche, come Prima noi, che denuncia l’egoismo imperante. (Katia Del Savio)

 

 

 

 

 

 

 

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INDIANA PLAYLIST ESTATE 2019

IndianaPlaylistEst19E’ arrivata l’Indiana Playlist dell’estate! Come sempre i Tre Piccoli Indiani vi propongono suggestioni sonore molto eterogenee, tutte da gustare. Veri e propri miti internazionali si mescolano a pilastri della scena indipendente italiana e ad artisti emergenti tutti da scoprire. Buon ascolto, be indie be free!

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VALERIA VALERIANO: DECLINARE IL RITMO DEL BLUES AL FEMMINILE

Eccoci ritornati, giunti ormai al numero 31 di INDIANA MUSIC MAGAZINE, per il quale ringraziamo la protagonista indiscussa, Valeria Valeriano: nella bella intervista qui raccolta Valeria ci fa conoscere la sua attività di bassista blues-rock e di produttrice, svariando tra modelli di riferimento, attività live e in studio, progetti e molto altro. Vi offriamo poi una selezione di recensioni di produzioni indie italiane e internazionali, da Kishi Bashi a Libero, dai Northwest a Saffelli, e qualche altro consiglio sul finale. Buona lettura quindi, basta cliccare sulla copertina!

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LIBERO, 9 TERRE, TERRA SOLARE 2019

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Nonostante Binnajah (Buona fortuna), scelto come singolo e come brano di apertura ricordi immediatamente ciò che la Bandabardò faceva più di 20 anni fa, basta passare ai brani successivi per capire che Libero ha un modo tutto personale di interpretare la musica folk nel 2019. Cantato spesso in siciliano, 9 terre utilizza tutti gli strumenti del momento per rendersi contemporaneo senza perdere l’ancoraggio alle radici. Non è facile scrivere un album che fonda sonorità tradizionali con la freschezza data dall’uso dell’elettronica. Libero Reina ci è riuscito dai monti Sicani (in provincia di Agrigento) dove vive suonando chitarra acustica, elettrica, mandolino, armonica, ukulele, piano, didjeridoo, Pad e synth elettronici. Alcuni brani hanno un’attitudine lo-fi e sono semplicemente acustici, come Involuzioni, in altri, come la italo-siculo-francese Au Maghreb, è l’elettronica a farla da padrone. In altri ancora acustica, elettrica ed elettronica si fondono. Il risultato è molto interessante: He yama yo ha dentro di sé echi mediorientali e loop alla Fatboy Slim. Il meraviglioso suono del dialetto siciliano è poi l’ingrediente imprescindibile del disco. Ascoltate ad esempio la dolcissima Angela e mi darete ragione. (Katia Del Savio)

https://indianamusicmag.wordpress.com

 

 

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PILLOLE INDIANE, TRE DISCHI DA ASCOLTARE

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SAFFELLI – OSSITOCINA – OYEZ 2019

Nell’infinito elenco di nuovi cantautori, ormai definiti semplicemente “indie”, che si stanno affacciando sul mercato discografico negli ultimi anni, il nome Saffelli merita una pennellata di evidenziatore. Dopo aver prodotto alcuni singoli, è uscito ora con un ep composto da quattro brani intitolato Ossitocina. Il suo elettro-pop è fresco e mescola immagini quotidiane, perlopiù ambientate nella sua Milano. Così il titolo Alaska non deve ingannare, parla di “viale” Padova, di droga, di master inutili, di paprika e della nebbia che non c’è più. In Amore miope l’inciso spinge di più sulla trap ed entra a pieno nel mondo degli amori giovanili in cui la realtà, levata la patina finta delle foto su Instagram, può risultare deludente. La notte milanese multietnica fatta di tangenziali, insegne, mezzi pubblici che attraversano la città e sogni per il giorno dopo è la protagonista di Fastfood. Il brano più debole dell’EP è quello di chiusura, Una vita e 4 giorni, qui la storia e le immagini utilizzate sembrano poco centrate. Interessante il fatto che il nome produttore del disco, Polezky, sia scritto sulla copertina accanto all’interprete.

 

Vertigini EP - copertina

LUANA CORINO – VERTIGINI – RED MUSIC 2019

Rap, soul e r’n’b sono gli ingredienti principali di Vertigini, l’ep di Luana Corino, ragazza veneta che prima si faceva chiamare LaMiss. La cosa che colpisce subito, oltre alla rotondità della voce di Luana, è l’ottima fusione di queste sonorità black con la lingua italiana, impresa non facile . L’ep contiene cinque tracce, ognuna che rappresenta una donna con età e storie diverse. Interessante poi scoprire che regia e scenografia del video di Non ti piacevo abbastanza sono state curate dall’artista stessa. Senza scimmiottare i suoi colleghi maschi, Luana si muove bene in un ambito musicale solitamente poco femminile rendendolo invece molto femminile. Una ragazza da tenere d’occhio.

DaBomb

 

 

THE HIGH JACKERS – DA BOMB – MUSIC FORCE/TOKS 2019

Tutti i colori della black music sono inseriti nel godibile primo lavoro degli udinesi The High Jackers, tredici elementi che formano una big band di tutto rispetto, capitanati dal cantante, bassista autore e produttore di tutti i brani Stefano Toboga. La voce calda, nera e avvolgente di Stefano si amalgama bene con il funky di If I don’t have you, Everybody’s burning (qui le simpatie per i Red Hot Chili Peppers sono evidenti) e You made me mad (invece qui siamo più dalle parti di Curtis Mayfield), ma anche con il rock morbido di Going crazy (dove emerge una piacevole somiglianza con il timbro di Ben Harper), con il rock-blues di Stunned and diz, nel delicato soul (stile Stax) di Hush now, ma anche nel rock “scomposto” di Live it, nella jazzy The wrong side of the street, nella semi-rappata This is the sound e così via. Da bomb è un disco con una produzione molto ben fatta, suonato da ottimi musicisti, che dal vivo spaccheranno di sicuro. (Katia Del Savio)

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LA FABBRICA DELL’ASSOLUTO: ORWELL IN ROCK

Siamo giunti al numero 30, ebbene sì, e festeggiamo con un’uscita particolarmente corposa di INDIANA MUSIC MAGAZINE. Doppia intervista, infatti, questa volta: si parte con La Fabbrica Dell’Assoluto, formazione romana autrice di un apprezzato concept album ispirato al celebre 1984 di George Orwell, che si racconta qui in una lunga e generosa intervista, e si chiude con Gerardo Balestrieri, di recente alle prese col suo progetto dedicato a Corto Maltese. In mezzo, le nostre recensioni delle produzioni più interessanti di fine 2018 e inizio 2019: Il Terzo Istante, Veronica Marchi e Mimosa. Il tutto a vostra disposizione con un semplice click sulla copertina qui sopra. Buona lettura!

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