Tag Archives: krautrock

ALAN+, ANAMORFOSI, URTOVOX 2021

Recital elettrico.
Effetto sonoro (ma anche visivo, quello scelto per il titolo dagli ALAN+, Anamorfosi).
Avanti. Traccia dopo traccia.
Chiedersi quale siano i riferimenti sonori è un esercizio costante che accompagna piacevolmente l’ascolto.
Da Firenze, Tony Vivona e Alessandro Casini affrontano la contemporaneità pandemica e post-pandemica con lo spirito dei pionieri di un tardo krautrock che guarda alle malinconie e ai tormenti di Mark Lanegan. Forse in Anamorfosi potremmo addirittura sentire la lezione magistrale degli OfflagaDiscoPax e di una classica contemporanea pacata ma mai arrendevole à la Satie.
La title track con le note cadenzante suonate al piano che accompagnano le punture elettriche della chitarra di Alenssando Casini… e Tengo Traccia con quel suo spleen tutto oriental-grunge… esplodono fresche e delicatamente violente come un risveglio frizzante, di quelli che fanno rizzare i peli su tutto il copro… Fino all’ultimo respiro, viene da sospirare citando un’altra traccia, smuovendo la coscienza del giorno. (Matteo Ceschi)

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THE BAD MEXICAN, DUE, LIZARD RECORDS 2014

badmexican

Messo insieme grazie ad una campagna di crowdfunding su Musicraiser, Due è il secondo album dei Bad Mexican, formazione toscana dal passato death metal, un passato che è ormai solo un lontano ricordo: nel presente dei quattro mariachi, piuttosto, troviamo fin dall’attacco della prima traccia un piglio da vera jam band, che gioca con ritmi e generi musicali grazie a un’inventiva irrefrenabile e strumentisti eccellenti. Pochissimi artisti nel panorama italiano hanno una tale disinvoltura nello spaziare fra rock, funk, jazz core e psichedelia, e ancora meno sono quelli che lo sanno fare con leggerezza, trasmettendo l’idea del puro divertimento. Notevolissima la parte centrale dell’album, in cui Davide Vannuccini guadagna sempre più spazio con sax ed elettronica, mentre le voci di Tommaso Dringoli e Filippo Ferrari si sovrappongono, giocano e si rincorrono, regalando all’album la necessaria rotondità e qualche bella melodia. Dall’inizio alla fine è grande il lavoro di Matteo Salutari alla batteria. Coraggio, caos e follia la fanno da padroni. Chiudiamo con un encomio particolare per l’etichetta Lizard, ancora una volta fautrice di un progetto pregevole, uno dei tanti del suo ormai lungo percorso. (Elisa Giovanatti)

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SLEAFORD MODS, DIVIDE AND EXIT, HARBINGER SOUND 2014

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Come l’esuberante e insistente spuma di una birra alla spina, la musica del duo di Grantham, località che ha dato i natali al primo ministro inglese Margaret Tatcher, sale inesorabilmente fino a bagnare le orecchie assonnate. Gli Sleaford Mods, ultima novità d’oltremanica, possiedono l’aggressività del punk primordiale – sia nei suoni minimal, opera di Andrew Fearn, che nelle lyrics – i ritmi ipnotici del krautrock dei CAN (da ascoltare Liveable Shit) e la veemenza di uno spoken word che nella sua scansione frenetica e ingorda della quotidianità acquisisce, in fondo alla gola del cantante Jason Williamson, la velocità di uno speed-talk che rilancia la voglia di una critica sociale dettata null’altro che dal buon senso comune. Il tutto, certamente, darà alla testa senza però necessariamente lasciare in chi ascolta i fastidiosi postumi del “giorno dopo”. Rispetto a precedenti tentativi nati tra le pinte dei pub – ad esempio, The Streets ancorato più a sonorità dub-step – la scelta degli Sleaford Mods di abbracciare l’approccio punk – la musica “contro” per eccellenza – facilità di molto la diffusione delle semplici ma efficaci intuizioni sonore di Divide and Exit anche sul continente. Williamson & Faern, due riottosi e spigolosi working class heroes, sembrano uscire direttamente dalle scene tagliate di Trainspotting. (Matteo Ceschi)

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DRINK TO ME, BRIGHT WHITE LIGHT, 42 RECORDS 2014

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Sono passati dodici anni da quando i piemontesi Drink to Me muovevano i loro primi passi nel mondo della musica, inizialmente con una classica formazione da rock band, per poi evolversi in un’entità nuova, protesa verso la musica elettronica. Nel 2008 il primo album completo, Don’t Panic, Go Organic! venne registrato a Londra e uscì per l’etichetta italo-inglese Midfinger Records. Da allora i Drink to Me hanno pubblicato altri due album lanciandosi in mondi sonori vicini al krautrock e alla psichedelia. Dopo S, album molto apprezzato dalla critica, il frontman Marco Jacopo Bianchi nel 2013 si è lanciato con successo nel progetto solista denominato Cosmo, che con Disordine ha proposto un originale mix di cantautorato italiano condito da musica elettronica. Rientrato alla base ha lavorato alla realizzazione di questo quarto entusiasmante album, che ha nel primo singolo Bright (il cui ritornello infetta la mente come un virus che non se ne vuole andare) il riassunto di tutto ciò che i Drink to Me producono: musica sintetica al servizio di melodie pop. Un’alchimia perfetta che a tratti ricorda i Radiohead e soprattutto gli americani Animal Collective, ma che raramente prende pieghe oscure (nella dolcissima Wild si sospende per pochi secondi il beat per far ascoltare la voce solista di Marco Jacopo che si prende in giro facendosi poi una risata) e questa è la vera cifra del gruppo. In Bright White Light i Drink to Me, accostano campionamenti di svariate provenienze: loro stessi hanno detto di aver utilizzato dai frammenti di musica in stile Motown alla voce di Clod del duo italiano Iori’s Eyes, ma descrivere la musica elettronica è quasi impossibile. Non vi resta che ascoltarli e lasciarvi rapire fino al fruscio di “fine programmi” di Estatic. Potete trovare questa recensione anche nel nostro foglio d’informazione mensile scaricabile gratuitamente nella sezione Magazine. I Drink To Me partono in tour domani 26 ottobre. Per informazioni potete visitare il sito http://www.locusta.net. (Katia Del Savio)

 

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