Se si dovesse mai azzardare ad immaginare la voce di una divinità, una qualunque delle tante che muovono le fantasie dell’umanità incerta, beh, allora, quella del navigato cantante della North Carolina potrebbe essere la migliore candidata. Il nuovo album di Lee Fields ci regala una musica carica di umane gioie e incomprensioni che fin dalle prime note riesce a catapultare l’ascoltatore in una terra dove tutto si sviluppa e cresce nel segno della coolness, quella più raffinata e spontanea lanciata da Nate King Cole. Proprio grazie ad un’estetica e a uno stile di vita che nella musica ha trovato la suprema ragione d’esistere, Fields e i suoi Expressions riescono ad assegnare alla voce del passato, il soul, una lunga prospettiva futura ad uso e consumo delle nuove generazioni. Il tutto è condito da interessanti citazioni di black culture, che includono all’occorrenza riferimenti al funk e persino alcuni passaggi di chitarra in stile blaxploitation soundtrack. Just Can’t Win e la magnifica Stone Angel, due lezioni di spontaneità cui attingere. (Matteo Ceschi)