Tag Archives: Libellula

MEGANOIDI, DELIRIO EXPERIENCE, LIBELLULA MUSIC 2018

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Inutile perdersi in presentazioni, meglio lasciare partire Delirio Experience e trovare la giusta lunghezza d’onda per farsi coinvolgere dalla band genovese. Sono passati anni dagli esordi discografici, ma i Meganoidi non sembrano avere perso neanche una caloria dell’energia che li aveva sospinti fuori dall’underground fino ad arrivare all’attenzione di un pubblico più ampio. C’è, evidentemente, l’ombra saggia della maturità su questo sesto lavoro in studio che porta a riflessioni  su quanto accade nella quotidianità a partire dal personale per arrivare fino a una visione più ampia della società. Il rock incalzante di Tutto è fuori controllo è un modo di dare forma alla caos e alla cacofonia di una quotidianità che troppo spesso pare avere perso la bussola. In Bye bye presente, altro pezzo tirato,  prevale invece una visione più sarcastica del mondo: il ritornello bye bye presente mi han detto che hai da fare per carnevale e non mi seguirai la dice tutta sul dramma di una contemporaneità in fuga da se stessa verso un futuro che non poggia su salde fondamenta. A volere cercare a tutti i costi un paragone nel panorama attuale, direi che quest’ultima eccellente fatica dei musicisti liguri si avvicina molto al mood blues-rock di Mike Ness e dei Social Distortion. (Matteo Ceschi)

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CALAVERA, FUNERALI ALLE HAWAII, LIBELLULA 2016

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Quando recensisco un disco spesso mi piace condividere la mia esperienza dell’ascolto, collegare la mia vita con il momento in cui schiaccio play, e raccontare “in diretta” le emozioni che mi suscitano le canzoni. Qualche settimana fa, attratta dalla curiosa copertina, dall’altrettanto curioso titolo e fiduciosa in chi mi aveva inviato il Cd (evviva, esistono ancora i Cd!), decisi di ascoltare Funerali alle Hawaii di Calavera mentre…stiravo. Sì, spesso l’accensione dello stereo va di pari passo con il tasto on della “stirella”, perché tenendo famiglia “capita” di dover fare più cose in contemporanea. Dunque, dopo aver cominciato ad apprezzare le prime tracce arriva la n. 4, Le case d’inverno, che dopo un’introduzione strumentale dilatata e distorta parte con un ritmo incalzante e arriva la voce di Valerio Vittoria-Calavera che dice : “C’è una luce giallognola e amara che si accende ogni pomeriggio sulla testa di una madre che stira”. Beh, la coincidenza non è passata inosservata e mi son detta : “Dici a me, proprio a me?”. Il brano cambia di nuovo nella parte finale introducendo sonorità trip-hop. Le case d’inverno in realtà è una canzone di Luca Carboni del 1989, ma Calavera la fa sua rendendola meno minimalista e ovviamente più moderna. In Come i fiori il cantautore siciliano riprende in parte il tema, dedicando il brano alla madre scomparsa dieci anni fa: il funerale è il suo, e Valerio lo trasforma in un momento festoso e pieno di speranza, come lo sono le cerimonie alle Hawaii. Tutto l’album è permeato da una delicatezza malinconico-nostalgica, da pennellate intimiste, a volte più scure (ottima la 70s Mentre dormi), sostenute dalla produzione consistente curata da Carlo Barbagallo che inserisce drum machine, potenti riff di chitarra, synth e un’importante presenza del basso. Le tre anime, cantautorale-pop-acustica, rock ed elettronica, convivono in perfetto equilibrio. Funerali alle Hawaii è un album da ascoltare e riascoltare…al di là delle faccende domestiche! (Katia Del Savio)

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PABLO E IL MARE, RESPIRO, LIBELLULA 2015

Cover Pablo e Il Mare

Fuori dal tempo. Respiro è un disco fuori dal tempo, lontano da mode sonore, dal cantautorato più trendy e “alternativo”, un po’ nevrotico e che vuole stupire a tutti i costi. Respiro, terza prova dei Pablo e il Mare (voce e chitarra, batteria e percussioni, pianoforte e sintetizzatori, violino, basso elettrico e contrabbasso), è un disco mediterraneo, latino, fresco, pieno di mare, un disco che ti fa stare bene, persino quando, come in A testa alta, si parla della Crisi con la C maiuscola. L’album parte con una milonga gitana, che accompagna il gestore dei bagni Tortuga mentre sistema la sua porzione di spiaggia nel deserto del mattino, prima che parta l’alta stagione. Tortuga è di impatto immediato e riassume la piacevole atmosfera malinconica che scorre per tutto il disco, e forse è per questo che è stato scelto come primo singolo. La delicatezza avvolge Di più, una ballata folk dal ritornello irresistibile, così come quello dell’incalzante Nausicaa. Con Ferdinandea ci si fa trasportare da atmosfere oniriche e acquatiche, lasciandosi affascinare dalla storia dell’omonima isola che apparve e scomparve nel canale di Sicilia. Una leggerissima bossa accompagna l’ascoltatore “a lezione di lentezza” sulla terrazza di Ana Luz (A Bahia). Per contrasto la successiva Ammanta avvolge l’ascoltatore nella nebbia invernale di Venezia, e poi, un po’ come Marco Polo, ci si dirige verso oriente finendo in Giappone, brano che aggiunge tipiche sonorità nipponiche a un impianto rock classico. Respiro si conclude con l’acustica Sottovoce, nella quale due voci si fondono delicatamente con chitarra e violino. Quest’ultimo, insieme al contrabbasso, dà una forte impronta stilistica a tutto l’album del gruppo sapientemente guidato da Paolo Antonelli. (Katia Del Savio)

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