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50 ANNI DI “KICK OUT THE JAMS!”

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Dopo due interviste (una via mail e una via Skype, quest’ultima per il mio libro Un’altra musica. L’America nelle canzoni di protesta), finalmente riesco a spuntare dalla lunga lista delle “cose da fare nella vita” l’incontro con Wayne Kramer, membro fondatore degli MC5, storica band del Midwest legata al gruppo radical White Panther Party di John Sinclair. L’attesa, ci premo fin da subito a dirlo, è valsa la pena. In tour con un gruppo di affiatati amici (Kim Thayil dei Soundgarden; Marcus Durant dei Zen Guerrilla; Brendan Canty dei Fugazi; e Billy Gould dei Faith No More), Wayne Kramer sta portando in giro per gli States e per l’Europa l’album Kick Out the Jams, registrato nell’ottobre del 1968 alla Grande Ballroom di Detroit. L’occasione di celebrare il cinquantesimo anniversario della storica incisione per la Elektra fornisce al sempre militante Brother Wayne la buona scusa per alimentare nel pubblico la voglia di opporsi alle brutture e alle ingiustizie dell’attualità A guidarlo e a guidare i fans allora come oggi c’è la musica, quella più sana, sincera e, lasciatemelo sottolineare, indipendente: <La creatività e l’arte hanno sempre provocato forme di Resistenza e continueranno a farlo.>

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Il concerto punta tutto sulla tracklist di Kick Out the Jams ma non fa mancare agli ascoltatori anche altri brani del repertorio degli MC5. Musicalmente, mi sento tranquillo nel dirlo, la formazione sul palco dell’Alcatraz di Milano suona decisamente all’altezza di quella originaria e a tratti quasi pare mettere la freccia e sorpassare la line-up sessantottina: in questo, senso, Kim Thayil non fa rimpiangere Fred Sonic Smith e la sezione ritmica quasi sempre suona più massiccia e arrabbiata di quella dei tardi Sixties. Un discorso a parte, non me ne vogliano i puristi, va fatto per quel gigante di Marcus Durant, la cui voce pare non temere nulla né dal passato né dal futuro come ben si intuisce da Let Me Try uno dei brani del bis. Un concerto intenso, seppure non lunghissimo, per un pubblico attento e preparato. Poco importano i numeri, in questo caso. Immancabile, alla fine della performance l’incontro con Wayne e la consegna di una copia del mio Un’altra musica. L’America nelle canzoni di protesta tra sinceri abbracci di chi ancora crede di cambiare le cose e scambi di battute militanti. Insomma, una serata in perfetto stile <Kick Out the Jams… Motherfuckers!> (Matteo Ceschi)

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GROSSO GUAIO PER L’ISPETTORE COLIANDRO

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Taiyo/HYST, direi di cominciare dall’imminente episodio della serie L’ispettore Coliandro che andrà in onda mercoledì 14 novembre su RAI2: come ti sei imbattuto nei Manetti Bros e come ti hanno convinto a fare parte del cast di Coliandro? La mia è innanzitutto pura curiosità di un super fan della serie.

E fai bene perché è una delle serie più nerd che ci sono in Italia, quella di carattere più internazionale se vuoi. I Manetti li conosco dal loro esordio, facevo lo yakuza incazzato nel primo cortometraggio che uscì al cinema in un film composito che si chiama De-generazione, poi ho fatto con loro alcuni videoclip, etc. Mi hanno chiesto di fare un provino per questo personaggio sperando che risultassi come loro si immaginavano ed è stato così. Il ruolo è veramente nelle mie corde, mischiando seriosità samurai e ironia, mi sono divertito veramente molto nel farlo.

La frequentazione del mezzo video per te non è cosa nuova. Sei sempre stato interessato – a prescindere dall’esigenza di realizzare video per le tue canzoni – all’aspetto visivo/visuale della vita, correggimi se sbaglio. Disegnatore di fumetti, attore, regista, cos’altro mi sono perso?

Hai perfettamente ragione. In molti sentono la cinematograficità del mio modo di pensare anche nelle canzoni. Tutto parte dal disegno. Da bambino molti dicevano che ero particolarmente dotato. È diventato un vizio. Creare, immaginare e rappresentare in qualsiasi forma e con ogni mezzo. Il problema è che devo combattere ogni giorno con il preconcetto che se uno sa fare molte cose non ne sa fare una benissimo, e col fatto che è oggettivamente difficile collocarmi lavorativamente. Ma credo del mio immaginario e nel set di valori che trasmetto, che è costante in ogni mio progetto, e penso che prima o poi questi preconcetti svaniranno. In America nessuno si stupisce più se un Childish Gambino fa lo stand up comedian, il regista, l’attore e il cantante.. è questione di tempo e di persistenza.

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Questi mesi del 2018 sono stati per te ricchi di eventi: tre, anzi quattro nuovi brani distribuiti sulle piattaforme digitali, il già citato episodio de L’ispettore Coliandro e, se la memoria non mi tradisce, recentemente hai fatto riferimento anche a una web series. Sono tutto orecchie, racconta pure.

Per fartela breve. Alla nascita di mia figlia mi sono preso due anni sabbatici in cui concentrarmi solo su di lei. Ho accumulato idee e voglia di fare ed ora sto eplodendo. Ho mezzo disco pronto e conto di uscire verso febbraio marzo prossimo e nello stesso periodo dovrebbe vedere la luce una Web serie di sono co-autore e regista, dal titolo HELIKON, una sorta di thriller esoterico. Sto realizzando questo progetto con la Grey Ladder una società di Torino fondata da un mio caro amico e sceneggiatore di talento fuori dal comune, ed è solo il primo di mille progetti filmici che stiamo sviluppando. In più, come se fare un disco e una serie non fosse abbastanza, sto lavorando ad un fumetto, sempre scritto con lo stesso sceneggiatore, per cui vorrei mettere su una sorta di crowd funding al più presto, anche li una storia di supereroi ma rivista in chiave TAIYO, cioè molto fuori dagli schemi.
Ho anche un mezzo album di brani solo acustici che vorrei finire entro l’estate. Quindi se pensi che il 2018 sia stato un anno pieno per me, caro Matteo, non sai cosa sta per arrivare. Taiyo Tsunami.

HYST_by Filippo Leonardi

Sul piano dei video musicali hai collaborato anche con tuo fratello Jesto? Com’è lavorare in famiglia? Hai per caso in mente di coinvolgere prossimamente anche tuo padre, un noto attore teatrale e cinematografico, nelle imprese degli Yamanouchi?

Amo lavorare con mio fratello che considero un genio sotto diversi aspetti. Come tutti i geni che si rispettino non è sempre facile, ma ormai ci conosciamo bene anche professionalmente, e lui nel tempo ha maturato una visione lavorativa adulta per cui oggi è molto semplice trovare la quadra. Anche lui è in una fase in cui sta depositando dei capisaldi della sua carriera e mi fa molto piacere che in questa fase importante e delicata sia venuto a chiedermi di aiutarlo. Sa bene che nessuno lo conosce come me e tiene ai suoi progetti come me. Si io voglio coinvolgere mio padre il più possibile nelle mie prossime cose. Non farlo è da stupidi, come avere un tesoro in casa e non mostrarlo agli ospiti.

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A proposito di disegno e fumetti, a quando un videoclip o uno short film di animazione?

E’ un desiderio che ho da tanto, di farmi un video animato da solo, ma ci vuole moltissimo tempo. Spero di avere le condizioni di farlo quanto prima.

In qualità di artista come leggi e interpreti l’attuale situazione politico/sociale del Vecchio Continente?

Come uno dei ricorsi di cui la storia è piena, purtroppo. Sono sempre sconvolto dalla volontà dell’essere umano di ripetere gli errori fatti in passato. Credo sia cambiati alcuni paradigmi e che gli eventi del secolo passato non si potranno ripetere in modo pedissequo, ma spesso ho paura che la mia sia solo una speranza e quindi mi preparo al peggio. Sto adocchiando dei terreni in luoghi isolati del mondo, nel caso si presentasse la necessità di fuggire.

Per il 2019 cosa dobbiamo aspettarci? Un nuovo disco dopo tanto musica fluida sul web?

Uno o due dischi, una serie, un fumetto, forse un film, magari un altro figlio e chi sa cos’altro. Sta arrivando lo Tsunami, non ci sarà riparo.

PHOTOS: Matteo Ceschi (b&w) e Filippo Leonardi (color)

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JAZZ PER AMATRICE

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La giornata meteorologicamente parlando non è delle migliori. Cielo grigio e lattiginoso e un notevole teso di umidità su Milano. Arrivo al Teatro Continuo, al centro del Parco Sempione, che il set di Giovanni Falzone e Enrico Intra è appena iniziato. Il primo, un ragazzone ormai maturo che sembra essere un rapper del Bronx – i suoni che escono dalla sua tromba non nascondono l’ammirazione per l’ultima incarnazione della black music. Il secondo con la sua chioma bianca, invece, ricorda Gil Evans e armeggia come mago Merlino al piano. Il set dura 15 minuti, forse, 20. Improvvisazione allo stato puro che lascia ammirata la platea assiepata sull’erba. Suonano per raccogliere fondi per ricostruire il Teatro Giuseppe Garibaldi di Amatrice devastato dal terremoto (la maratona jazz è stata promossa dall’associazione I-Jazz e coordinata da Antonio Ribatti direttore artistico del Milano Jazz Festival). Falzone e Intra si esibiscono con vigore e energia. Quasi a volere opporre alla forza distruttrice del sisma quella rigenerante e confortante della musica. Scatto e ascolto. Non potrei fare altrimenti. Scatto e continuo ad ascoltare cercando di catturare un frame di quell’energia. Scatto e poi smetto al primo applauso. L’esibizione è finita, certo. Per la ricostruzione ci vorrà ancora molto. Lo sanno loro, gli artisti che lasciano il palco ai colleghi. Lo sa il pubblico. Lo sa il fotografo. Non sono il solo a guardare in alto. Immagino le note volare verso Amatrice… (Matteo Ceschi)

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DAGLI ARCHIVI DI INDIANA I REFUSED LIVE NEL 2012

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In occasione dell’uscita di Freedom (Epitaph Records),  il nuovo album della punk-rock band di Umeå, INDIANA MUSIC MAGAZINE vi regala una serie di scatti inediti catturati da Matteo Ceschi a Milano il 4 giugno 2012 durante il tour della reunion dei Refused. All’epoca noi indiani facevamo parte di un’altra tribù, quella storica di Musica & Dischi, ma già eravamo molto attenti a cogliere ogni sfumatura del mondo indie. Buona visione & buon ascolto.

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BILAL SVELA LA NATURA DEL SOUL AL PUBBLICO ITALIANO

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Non erano ancora svaniti nell’etere i vapori stregati di Halloween, che Bilal, soul singer di Philadelphia, già collaboratore di Common, Erykah Badu e Roots, intonava i primi vagiti nu-soul sul suolo italiano. Una voce calda, profonda e capace di spingersi con autorevole dolcezza verso il corpo sudato del funk, ha agitato la platea del Biko di Milano, indirizzando il pubblico talvolta verso la classicità di Donny Hathaway, altre spingendolo tra le braccia invitanti del migliore Prince degli anni Ottanta (Bilal sul palco ha le movenze e l’attitude tipica del genio di Minneapolis). L’unica data italiana del tour europeo di Bilal se da un lato è stata un’occasione per fare conoscere le ultime composizioni dell’album A Love Surreal, quarto album di una fortunata carriera, dall’altro ha proposto un ensemble (basso, batteria, chitarra e tastiere) non solo in grado di giocare all’interno dei singoli brani con i classici standard soul-funk ma anche di trarre da essi estemporanee ispirazione per gustose divagazioni sonore (che, per fortuna, non hanno risentito eccessivamente di un impianto sonoro non sempre all’altezza).

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Per chi fosse stato digiuno di black music, lo show notturno di Mr. Oliver ha offerto un perfetto distillato in grado di rilanciare le speranze musicali di fan e neofiti del genere. Voto: 8/10 (Matteo Ceschi)

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L’OBIETTIVO DI INDIANA SI CALA NELLA QUOTIDIANITÀ

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Matteo Ceschi So Close/Così vicino
a cura di Federico Ramponi

AREA35,via Vigevano 35, Milano (opening 18:30-21:30)

Matteo Ceschi (1974) è milanese. Come giornalista musicale, ha scritto negli anni per le principali riviste del campo ed è tra i fondatori di INDIANA, testata on-line dedicato alla indie music. Ha cominciato con le foto dei solisti e delle band, ma anche dei buskers colti mentre suonavano per strada, scoprendosi interessato allo studio di carattere, alle espressioni del viso e alle posture più che all’immagine oleografica del chitarrista rock in posa. Il passaggio alla sua versione della street photography è venuto spontaneamente anche se un po’ per volta.

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INDIANA: IL FOGLIO D’INFORMAZIONE E L’ARTISTA INDIE DEL MESE

INDIANA intestazione free pdf

A partire dai primi di ottobre sarà scaricabile sul sito INDIANA l’omonimo foglio d’informazione in pdf, INDIANA. NOTE DAL MONDO INDIE – contenente interviste, recensioni, rubriche e news relative all’universo indie – che dedicherà la copertina del numero all’artista indipendente del mese. Senza precluderci nessun genere musicale, avremo cura di dedicare uguale attenzione sia ai prodotti nostrani che a quelli europei ed extra-europei e di collaborare nelle scelte gomito a gomito con il MEI di Faenza. Con l’obiettivo di dare vita a un archivio fotografico “indie(pendente)” tenteremo – impegni reciproci permettendo – di creare occasioni in cui fotografare in contesti inediti gli artisti scelti per l’apertura di ogni singolo numero. Il lavoro verrà affidato all’obiettivo di Matteo Ceschi. Fin da ora chiediamo la collaborazione di tutti per riuscire a presentare al pubblico esordienti e storici volti della discografia indipendente in una nuova ed affascinante versione “indiana”.

COMING SOON…

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