
Il passato da sound designer di Paletti si sente eccome, in questo densissimo secondo disco, in cui ci si tuffa completamente negli anni ‘80. A chi è cresciuto in quel periodo, non amando troppo le sonorità eltettropop, nel 2015 suscita un sentimento capovolto: un effetto nostalgia che fa apprezzare Qui e ora. E così ascoltare oggi batterie elettroniche martellanti e voce distaccata, un po’ Alberto Camerini e un po’ Krisma, ci riappacifica con quel mondo attraverso il talentuoso Paletti. Ovviamente l’album non è solo questo. Paletti ha un’ottima capacità di scrittura delle melodie che si appiccicano in testa e che non annoiano mai, accompagnate da una vocalità duttile (ne Il suono del silenzio, ad esempio assume una rotondità quasi irriconoscibile). Ma è la parte musicale, che mescola armonicamente pop ed elettronica a colpire maggiormente, a dare una marcia in più alla produzione di Paletti. Non è l’unico che ultimamente ha deciso di mischiare le carte del cantautorato: con Colapesce e Cosmo, ad esempio, con le dovute differenze, Paletti si trova in buona compagnia, . A questo punto si può scegliere fra due strade: ascoltare Qui e ora pensando che sia poco originale perché prima di lui altri (vedi Bluvertigo) hanno scelto il suo stesso stile o quella di lasciarsi andare e apprezzare un piacevolissimo e ottimamente prodotto disco pop. Io ho scelto di percorrere la seconda. (Katia Del Savio)
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