Tag Archives: northern soul

ALGIERS, THE UNDERSIDE OF POWER, MATADOR 2017 + LIVE REPORT

Può essere molto scomodo, disturbante, mettersi all’ascolto di The Underside Of Power: c’è una tale ferocia nei temi trattati e nella loro forma sonora, un tale radicamento nelle insopportabili tragedie di ogni giorno, una tale densità di riferimenti letterari e musicali, da richiedere, di tanto in tanto, una pausa; soprattutto, l’ascolto di The Underside Of Power è colmo del disagio di chi, a 2 anni di distanza dal bellissimo esordio, è costretto a fare i conti con il fatto che troppo poco è cambiato nel sistemico e persistente razzismo americano (forse non solo americano), ragione per cui una band come gli Algiers è oggi ancora più rilevante, attuale e necessaria di 2 anni fa. La scorsa settimana, per dirne una, è apparso sui media un ultimo video dell’uccisione di Philando Castile, giovane uomo di colore seduto in auto accanto alla compagna, col la figlia di 4 anni sul sedile posteriore, da parte di un agente che è appena stato assolto da ogni capo di imputazione…

Si entra subito nel clima con una tesissima Walk Like A Panther, che inizia col campionamento di un discorso di Fred Hampton (attivista delle Pantere Nere ucciso nel ’69) e l’urlo di Franklin James Fisher, voce bellissima e potente che smussa alcuni degli angoli della musica degli Algiers e fa da collante in uno scenario sonoro fatto di sperimentazioni post-punk, sequenze digitali, ritmi potenti, distorsioni, saturazioni. È una musica cupa e abrasiva quella degli Algiers, che tiene insieme influenze apparentemente inconciliabili, una sorta di post-punk intriso di tradizione soul-funk e gospel afroamericana, su cui aleggia sempre una specie di inquieto presentimento (Cry Of The Martyrs, Death March). Stupisce, da questo punto di vista, la titletrack, violenta denuncia che in tutta questa oscurità inserisce però un ritornello Motown musicalmente solare e saltellante, straniante eppure davvero ben riuscito. Intelligenti e sinceri come pochi altri artisti, gli Algiers non fanno sermoni: gridano rabbia e dolore, condannano, denunciano, ma non guardano dall’alto in basso. Le loro sono parole di chi vive la vita di tutti i giorni come chiunque altro, come potrebbe viverla uno qualsiasi dei loro ascoltatori: proprio qui sta la forza inclusiva delle loro canzoni, capaci di coinvolgere più di qualsiasi altro discorso politico. Per chi volesse una prova basta ascoltare Cleveland, uno dei vertici dell’album, pezzo potentissimo che fa nomi e cognomi di una serie di neri uccisi dalla polizia americana (a partire dal dodicenne Tamir Rice), un brano in cui le eredità gospel sopravvivono per chiedere però giustizia e cambiamento oggi, su questa terra, non in un mondo ultraterreno.

Il quadro, insomma, è molto buio, eppure The Underside Of Power non nasconde elementi di speranza, che prendono la forma di una chiamata alle armi, dell’invito allo sviluppo di forme di impegno, senza cedere a una più facile apatia o a un pur comprensibile scoramento. Lo sa bene chi ha potuto assistere due sere fa al live degli Algiers a Milano (Santeria Social Club, non l’apertura a San Siro per i Depeche Mode, che gli Algiers stanno accompagnando nel tour europeo): in un contesto intimo, raccolto, il quartetto ha sprigionato un’energia impressionante, presentando il nuovo lavoro – da ricordare almeno anche una super intensa Mme Rieux – e regalando qualche pezzo del precedente (una bellissima Black Eunuch, che conserva l’eco delle work song tanto care a Lomax, e in chiusura una Games da brividi, per dirne solo un paio). Una band necessaria, un album che si candida ad essere tra i migliori del 2017. (Elisa Giovanatti)

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JANE J’S CLAN, STEP INTO THE GROOVE, AMMONIA RECORDS 2015

JJsClan_StepIntoTheGroove

Dopo l’ottimo esordio con Enough Is Enough torna una delle formazioni più danzerecce della nostra scena nazionale: parliamo del Jane J’s Clan, frizzante combo guidato dalla carismatica voce di Jane Jeresa, supportata da un trio con i fiocchi composto dal veterano Geno De Angelis (ex The Investigators, B.E.S.T., Tiratura Limitata), qui al basso elettrico, Stefano Di Niglio alla batteria e Gabriele Bernardi al piano e hammond. Niente chitarra dunque, ma in compenso il nuovo lavoro (Step Into The Groove) si avvale dei fiati dei SoulRockets di Olly Riva, una collaborazione preziosa e riuscitissima. Il risultato è un disco tutto da ballare, in cui il groove danzereccio e i ritmi infuocati sono sostenuti da un’esecuzione impeccabile da parte di tutti i membri della band. Si comincia con un omaggio agli anni ’70 e ai polizieschi nazionali, la strumentale La Banda Paradiso, e fra rivisitazioni (In The Basement, Baby Don’t You Weep e molte altre chicche) e pezzi originali si prosegue senza alcuna esitazione in un fiorire di sonorità retrò che, se è vero che non appartengono alla nostra cultura, sono ormai amatissime. Per gli appassionati di soul e funk, di Motown e blaxploitation, un disco imperdibile. E per tutti gli altri, un disco consigliatissimo. Meglio ancora, poi, andare a sentire uno degli irresistibili show dal vivo. (Elisa Giovanatti)

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NEW STREET ADVENTURE, NO HARD FEELINGS, ACID JAZZ 2014

New Street Adventure - No Hard Feelings- Album packshot

Con l’album di debutto del quintetto londinese New Street Adventure si fa un tuffo nel passato, immergendosi nel cosiddetto Northern Soul, genere che si diffuse nel nord dell’Inghilterra intorno alla metà degli anni ’60 e che ebbe echi consistenti fino alla metà degli anni ’80 con gli Style Council di Paul Weller (ai quali i “nostri” vengono paragonati). In sostanza si trattava di reinterpretare in chiave “bianca” il soul e l’r’n’b provenienti dagli Stati Uniti. Ebbene, nel 2014 i New Street Adventure, dopo aver pubblicato alcuni ep a partire dal 2007, debuttano per la storica etichetta Acid Jazz con un album di Northern Soul. Suono elegante, raffinato, in bianco e nero, non solo per il sapore vintage, ma perché in alcune tracce i New Street Adventure adottano uno stile più white (specie nella prima parte dell’album), e in altre più black (Foolish once more, Say you’re lonely, ad esempio), che incontrano di più il nostro gusto. Pur essendo ricco di riferimenti del passato, No hard feelings riesce a sprigionare un sound fresco e senza tempo. Il secondo singolo Be Somebody, che mescola soul e brit pop, è senz’altro il più azzeccato per colpire un pubblico trasversale. (Katia Del Savio)

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