Tag Archives: prog

C+C=MAXIGROSS, FLUTTARN, TROVAROBATO/VEGGIMAL 2015

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Dopo Singar (cantare) e Ruvain (far rumore) – e dopo un fantastico An Instantaneous Journey con Martin Hagfors, che trovate qui – Fluttarn (fluttuare) chiude la trilogia della Lessinia e apre nuove prospettive nella carriera dei C+C=Maxigross. L’album arriva dopo centinaia di date live in tutta Europa, in cui la formazione ha aperto le porte a diversi musicisti (lo stesso Hagfors, Phill Reynolds, Miles Cooper Seaton e molti altri) e a sperimentazioni continue, mostrando ancora una volta una grande propensione alla ricerca. Ritroviamo molti di questi artisti – e qualche altro nome, Marco Fasolo in primis – in Fluttarn, in cui si scovano anche una miriade di interscambi con gli amori del passato (dai Beatles alla scena di Canterbury, dai Pink Floyd ai Grateful Dead), ma in cui emerge soprattutto il presente luminoso dei C+C. Born Into It, Bruce Skate e Every Time I Listen To The Stones ci fanno immediatamente gioire e siamo solo all’inizio. L’attitudine naif della band è sempre viva, nel gioco e nella manipolazione dei materiali musicali, nelle linee a volte sghembe, nel sapore ironico di certi scorrazzamenti fra i generi, ma è un gioco raffinatissimo, che solo una tecnica solidissima e una piena consapevolezza possono rendere così facile e spontaneo. Forme complesse e anarchiche, fantasie rapsodiche, colpi di genio e arrangiamenti finemente curati sono il coloratissimo risultato di questo libero fluttuare sulle note con tocco quasi magico. Sono tutte sensazioni confermate non solo nell’impegnativo terzetto conclusivo (straordinarie An Afternoon With Paul, Moon Boots e Rather Than Saint Valentine’s Day Part III), ma in ogni singolo brano di questo Fluttarn, in uno svolazzare leggero che fa completamente dimenticare il lavoro che sta dietro a un simile risultato. Ma ormai l’abbiamo capito: non si tratta affatto di uno scherzo. (Elisa Giovanatti)

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INDIANA PLAYLIST OTTOBRE

IndianaPetrolio

Il prog elettronico dei Syne, la psichedelia dei The Yellow Traffic Light, la canzone di denuncia di Sananda Maitreya, l’alternative rock dei Deadweather (Jack White ed Alison Mosshart, ad esempio, vi dicono qualcosa?), il cantautorato limpido di Erica Mou, il blues strumentale di Stefano Meli, il superfunk del duo londinese Public Service Broadcasting, le atmosfere dense create dagli Editors, e quelle intimiste proposte dai canadesi Majical Cloudz, le immagine evocative di David Ragghianti o il punk rock dei Potty Mouth. Siete pronti per una nuova infornata di buona musica? Eccovi accontentati con l’INDIANA PLAYLIST di OTTOBRE!

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ATTENTION SLAP, THE ANIMAL AGE, AUTOPRODUZIONE 2015

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Concept album frutto di una fantasia visionaria e di amate letture orwelliane, The Animal Age ci catapulta in un mondo sinistro non troppo dissimile dal nostro: un topo, un coniglio, un asino e un maiale sono i protagonisti – insieme a un Okapi, rivoluzionario su cui sono riposte le speranze di cambiamento – del racconto allegorico che accompagna l’uscita del primo full length degli Attention Slap, lavoro interamente strumentale (salvo qualche inserto vocale in cui la voce, però, è in verità uno strumento aggiuntivo) che con una grande capacità narrativa e insperata immediatezza restituisce il senso di un universo corrotto e opprimente, popolato da loschi personaggi. Chitarre, sassofono, basso, synth e batteria dialogano tra loro in una sapiente e disinvolta commistione di generi, dall’acid-jazz al rock, dal funk al prog, per una musica dal fortissimo impatto visivo, che se non può fare a meno di richiamare il già citato Orwell, sa anche disegnare davanti ai nostri occhi le luci al neon e la contemporaneità dolente di un Hopper. Per la maestria tecnica e la complessità del progetto, questo coraggioso quartetto pavese merita davvero i nostri complimenti. Dal vivo promettono show esplosivi. (Elisa Giovanatti)

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IOSONOUNCANE, DIE, TROVAROBATO 2015

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Basta sarcasmo, basta critica sociale e politica, quelle le lasciamo al precedente La macarena su Roma, scritto nel 2010, anni luce fa. Per il secondo album Iosonouncane ha fatto una scelta estrema realizzando un concept album (guai ad ascoltare le singole tracce che si interrompono improvvisamente per fare spazio al file successivo) dal suono arcaico, viscerale, complesso, che in alcuni momenti potrebbe benissimo fare da colonna sonora a uno spettacolo di danza contemporanea. Si parte dall’inquietantissima Tanca, che con quei suoni gutturali (ricordate quei frammenti di One of these days dei Pink Floyd?) sa di morte o di una vita destinata alla morte, una traccia senza speranza che fa proprio pensare che Die non stia per “giorno” in sardo (regione d’origine di Iacopo Incani), ma proprio per “morire” in inglese. D’altra parte la storia portante di questo disco è quella di un naufrago e della sua donna che da riva teme di non rivederlo mai più, una sensazione di impotenza terribile, che seppellisce anche ogni barlume di sarcasmo, appunto. Se Stormi contiene in sé caratteristiche ancora “umane”, proponendosi in un involucro dalla forma canzone che omaggia le diverse anime di Lucio Battisti, la successiva Buio assume di nuovo sembianze liquide, che alternano momenti eterei a dinamiche più scure e prog, in una lunga introduzione strumentale, che poi lascia il posto alla voce del protagonista, accompagnata da canti femminili che potrebbero essere quelli ingannatori delle sirene di Ulisse. La bellissima Carne, con i suoi fiati che umanizzano tappeti stratificati di sintetizzatori, fa poi spazio alla successiva, breve, Paesaggio, traccia avvolta in un’atmosfera sospesa, preludio alla conclusiva Mandria, dove vengono riprese le sonorità luciferine dell’inizio. Die è frutto di un lavoro molto complesso, durato ben quattro anni, fatto di taglia e cuci e al quale hanno partecipato una quindicina di artisti che con voci, percussioni, sintetizzatori, pianoforte, fiati, chitarre di vario genere, compresa la cosiddetta “chitarra preparata”, particolarissimo strumento sardo, hanno prodotto un affascinante flusso sperimentale in continuo movimento. Difficile staccarsi da questo disco, che si candida a diventare uno dei migliori del 2015. (Katia Del Savio)

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