Tag Archives: Rolling Stones

TAXIWARS, ARTIFICIAL HORIZON, SDBAN ULTRA 2019

TW

Un disco notturno, dalle sfumature un po’ crepuscolari, se vogliamo, quello che Tom Barman, frontman dei dEUS, e il sassofonista belga Robin Verheyen (insieme al bassista Nicolas Thys e al batterista Antoine Pierre) propongono al pubblico. Artificial Horizon ha il gusto musicale di una secret jam a cui pochi fortunati possono assistere. Questa sua natura “aperta & possibilista” porta i suoi interpreti a non fissare mai dei paletti sonori ma a lasciarsi ispirare dal momento e dalle situazioni: il jazz così si mescola a forme di hip-hop old school (Sharp Practice ricorda davvero molto gli Spearhed) prima di passare affascinanti forme di free-post-punk (la title track, ad esempio). C’è anche spazio per ballad dal sicuro impatto emotivo (Irritated Love) e per compiaciute citazioni di classic rock (Different or Not è costruita a partire dal groove inconfondibile di Under My Thumb degli Stones). Nel complesso l’album dei TaxiWars con il suo ampio spettro di proposte sembra riuscire a dare fiato a una naturale quanto impulsiva voglia di variazioni di fronte al continuo ripetersi di pattern e standard artistici. (Matteo Ceschi)

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OLIVIA JEAN, BATHTUB LOVE KILLINGS, THIRD MAN REC. 2015

Olivia Jean cover_easy

Direttamente dall’operosa e magica corte musicale di Jack White, arriva sui vostri stereo il debutto solista della polistrumentista Olivia Jean. Dopo un passato da sidewoman in televisione e sul palco, e un ruolo centrale con le Black Belles, sempre per l’etichetta Third Man, la brava Olivia si cala svelta nei panni della frontwoman e sgretola con poche note le certezze della concorrenza. Lasciati da perdere gli inquietanti avvenimenti evocati dal suggestivo titolo, il disco comincia a salire in quota rivelando all’ascoltatore un talento puro e libero da ogni condizionamento sonoro: accanto agli anni cinquanta fanno capolino richiami alle lussureggianti atmosfere dei Caraibi, al folk-rock, alle rudi maniere delle garage bands e persino alle inquietudini delle riot girls. Il tutto è assemblato con grande maestria, spesso, addirittura, nella stessa traccia, tanto da risultare sempre originale e mascherare l’ingombrante presenza di Jack White, produttore attento e parsimonioso sideman nella sola Cat Fight. Olivia dimostra di avere studiato bene la storia, ma il passaggio dell’esame di maturità sembra avere lasciato in lei solo un ricordo sbiadito su cui incidere liberamente graffianti fraseggi e ipnotiche melodie. La scarna e poetica Haunt Me è un perfetto manifesto di popular music – con suggestioni à la Exile on the Main St. o à la Bryter Layter – tanto da rivelare che certi musicisti contemporanei sono in grado di cancellare ogni debito con chi li ha preceduti e di allungare il passo verso nuovi territori sonori. Senza timore di essere smentito, annuncio che il migliore disco rock dell’anno suona tutto al femminile. (Matteo Ceschi)

 

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RUDY ROTTA, THE BEATLES vs. ROLLING STONES, SLANG MUSIC 2014

Rydy Rotta

Quasi a volere scoprire cinquant’anni dopo le carte della tenzone generazionale tra Beatles e Stones, Rudy Rotta riporta tutto il succo della British Invasion a una più semplice e fruibile questione di 12 bar notes. Per il bluesman piemontese, per i Fab Four e per Jagger & soci, d’altronde, la “musica del diavolo” è l’origine di tutto, la scintilla che ha acceso la miccia e ha fatto esplodere definitivamente il rock così come oggi noi lo conosciamo. Rotta per questo album tributo adotta e rielabora l’idea mashup, unendo con grande maestria e sensibilità quello che in principio nasceva come discograficamente slegato o addirittura opposto: così la mefistofelica Sympathy for the Devil sfuma e rinasce a nuova vita nell’arrembante Come Together. Un unico rimpianto per un disco solido e ben pensato, non assistere all’incontro destabilizzante tra Helter Skelter e Gimmie Shelter. Rimpianto che, però, potrebbe essere estinto a uno dei numerosissimi live che Rudy tiene in lungo e in largo per lo stivale. (Matteo Ceschi)

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