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IL RE TARANTOLA, L’ARTISTA IRRIMEDIABILMENTE NELLA MERDA EP, 2016

Il re tarantola

Manuel Bonzi, in arte Il re tarantola, torna con un EP che non tradirà l’attesa dei fans e dei curiosi. Il sound, meno spigoloso e “marcio” rispetto al passato, non pare perdere né il mordente né quelle peculiarità che avevano attirato un po’ di tempo fa la mia attenzione. Il contributo dato da Pietro Paletti, cui è affidata la produzione, suona, infatti, essenziale per l’evoluzione della specie della tarantola ma rispetta in pieno la filosofia lo-fi di un Bonzi sempre poco propenso a “infarcire” troppo le tracce. I testi scoppiettanti e anarchici appaiono sempre poeticamente allucinati tanto da risultare in più di un passaggio visionari. Agguati, brano che chiude l’ascolto, è il migliore premio alla composizione e richiama all’orecchio Bersani e Silvestri. (Matteo Ceschi)

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UNO SGUARDO VELOCE ALLE ULTIME PRODUZIONI INDIE DEL 2015

MULAI

Elettronica downtempo dal forte potere onirico ed evocativo che nasce e cresce in Italia ma mostra una forte ambizione a raggiungere le platee europee. Something For Someone EP (Volume UP), progetto di Giovanni Bruni Zani e del fratello Nicola, in arte Mulai [nella foto], sfrutta al massimo le potenzialità delle nuove tecnologie per rendere tangibili impressioni passeggere altrimenti destinate a essere soffiate via dalla brezza della frenesia contemporanea. Glitters e Last Tune, due ottimi esempi, delle visionarie architetture di Mulai, architetture forse destinate a ridisegnare il paesaggio sonoro. Un ritorno alle origini del cantautorato rock contraddistingue Miele, EP di Oscar (di Mondogemello). Gli evidenti riferimenti a una versione molto noise e in stile Sonic Youth del genere rendono l’ascolto decisamente gradevole e distante da possibili modelli nostrani degli ultimi tempi. Nel complesso questo progetto one-man band non solo riesce a ritagliarsi un suo posto nell’affollato panorama sonoro del 2015 ma si prenota una fetta di notorietà per l’anno entrante. I grossetani Dupe’ continuano a mietere vittime con il nuovo singolo Prendo il largo (E2), un brano che nelle lyrics ricorda un po’ Daniele Silvestri mentre nelle ritmiche la scuola di Ben Harper e Jack Johnson. Musica spensierata, quella del quartetto toscano, che molto presto confluirà in un disco. (Matteo Ceschi)

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BEWIDER, A PLACE TO BE SAFE EP, VOLUME UP 2015

Be Wider

Un lavoro, quello del compositore Piernicola Di Muro, che colpisce per la gentilezza e il garbo del suono. Le sei tracce dell’EP intitolato A Place to Be Safe vogliono ripercorrere, senza nessuna intenzione apologetica, le gesta dell’elettronica anni Novanta con il preciso intento di svelarne anche a posteriori ogni più piccola e poetica piega. Un’operazione certamente ambiziosa e non priva di insidie che nelle intenzioni dell’autore andava compiuta per amore della musica. Conscio delle difficoltà Di Muro si è fatto affiancare dalla cantante Francesca Amati, già Amyncabe e Comaneci, e dalla Brandenburgisches Staatsorchester riuscendo a creare un’onirica e perfetta colonna sonora, a metà tra trip-hop, elettronica e classica, per una porzione del nostro recente passato. Con il progetto BeWider, credetemi, arriverete a scoprire che anche la fredda elettronica possiede un’anima. (Matteo Ceschi)

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NANA BANG!, IN A NUTSHELL, GURUBANANA 2014

Nana-Bang-in-a-nutshell

La voce di Andrea Fusari suona limpida come quella di un cantastorie di altri tempi tanto da non avere bisogno di sofisticati arrangiamenti dietro cui celare una timidezza tutta da artista. I Nana Bang!, parliamoci chiaro, sono quel che suonano, e riescono ad essere al contempo assolutamente casserole pur mantenendo alla luce del sole una poesia dai contorni pop che talvolta ci ricorda la lezione dei Beatles (Yesman e Green Valentine). Che si tratti di brani dall’ossatura scarna che si rifanno a una certa tradizione tutta americana della folk song o di composizioni più baldanzose aperte alle avances del synth, il duo produce una musica assolutamente singolare per il piatto standard del paesaggio sonoro delle sette note. Sarebbe azzardato etichettarli come “avanguardia”, piuttosto appare sensato vestire Andrea Fusari e Beppe Mondini con degli sgargianti panni picareschi. In a Nutshell, un disco assolutamente e volutamente avventuroso. (Matteo Ceschi)

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UGOSTIGLITZ, UGOSTIGLITZ, 2014

Ugostiglitz

Con un nome ispirato a uno dei più recenti film di Quentin Tarantino la band non può che destare curiosità nel pubblico sintonizzato all’ascolto. Tralasciando i pur accattivanti riferimenti cinematografici, però, ci sia accorge che del personaggio di Bastardi senza gloria, il quartetto mantovano ha preso molto più del solo nome: su una robusta matrice rock-blues che molto deve alla esperienze dei primi anni Settanta affiorano vagiti funk che ampliano enormemente la proposta musicale della band rendendola decisamente più aggressiva. Gli Ugostiglitz, comunque li vogliate prendere, rimangono profondamente rock nella misura in cui fanno della spontaneità e della naturalezza dell’atteggiamento sonoro non un marchio di fabbrica ma un’ostinata ragione di vita. Contraddirli non sarebbe una saggia mossa! (Matteo Ceschi)

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