Tag Archives: White Birches

INDIANA PLAYLIST APRILE

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Credevate che ci fossimo dimenticati… ma eccoci qui con l’INDIANA PLAYLIST di APRILE! Come sempre c’è l’imbarazzo della scelta: da Imperfezione di Meg, artista antesignana della nuova generazione degli elettro-cantautori e protagonista con un’interessante intervista del nostro MAGAZINE di aprile, alle eleganti sonorità pop-dance dei bolognesi Wolther Goes Stranger, dal jazz-rock-funk di Disco in ferro dei bravissimi Moorder al folk in siciliano di Malutempu sapientemente creato da Salvo Ruolo, dal pop-rock semplice e romantico di Enrico Farnedi (qui in Fammi vedere) al post-punk di Mad Truth degli inglesi The Pop Group (prossimamente recensiti su Indiana), dalle geniali sperimentazioni di Iosonouncane (qui con Carne) all’indie-folk di Courage degli irlandesi Villagers (domani la recensione del loro album sarà online) fino ad arrivare all’hip-hop industriale dei Death Grips (qui con Billy Not Really). In tutto 13 brani da assaporare qui in streaming. Buon ascolto.

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WHITE BIRCHES, DARK WATERS, BIRDS WILL SONG FOR YOU 2015

White Birches

L’opera nata dall’incontro tra Jenny Gabrielsson Mare e Fredrik Jonasson vi si appiccicherà morbosamente addosso. Che la Svezia sia una fucina di talenti in pochi ormai lo ignorano, ma, nonostante ciò, ancora in molti ancora si attardano alla sua scoperta. Nel panorama dell’elettronica più sofisticata in pochi erano riusciti finora ad iniettare in profondità le laceranti proposte della noise e dell’industrial music. Sebbene rimanga percepibile durante tutto l’ascolto un’impronta tipicamente Eighties, quella inconfondibile della prima metà del decennio, Dark Waters spinge le sue lame oscure a fondo nel futuro ampliando ulteriormente il vocabolario della musica elettronica. Le radici dei White Birches sono forti e in salute – i Depeche Mode fluiscono nei Kraftwerk e viceversa – e questo permette loro di scegliere di volta in volta la strada sonora più congeniale da percorrere: Here It Comes parte in sordina per poi esplodere in una trama ritmica à la Radio GaGa; Thousand Yard Stare, invece, accarezza atmosfere più morbide ma non per questo immuni al fascino della notte. Sarebbe un vero peccato se un lavoro simile non circolasse nel nostro paese. (Matteo Ceschi)

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